Lettera aperta al cittadino Mario Monti.

Caro Mario,

ti scrivo da cittadino a cittadino perché ho alcune cose da dirti.

Ero molto entusiasta dopo il tuo ingresso a Palazzo Chigi: finalmente un presidente del Consiglio che non è un politico. Molti italiani erano convinti che non avresti guardato in faccia nessuno e che avresti agito in tutta coscienza, ma … quel coraggio che tutti ci aspettavano da te è venuto meno.

Noi italiani sapevamo bene il perché la maggioranza della classe politica ti ha appoggiato, e non era certamente quello di fare riforme utili al paese e dimostrare l’incapacità dei governi precedenti bensì, il tuo compito era quello di fare il Lavoro “sporco”. Infatti non appena hai invaso il loro territorio hai dovuto abbassare la testa perché senza i remi della politica il tuo governo rischiava di andare alla deriva.

 

L’Italia aveva – ed ha - tutte le risorse per essere uno dei Paesi “Top” nell’Unione Europea, ma disgraziatamente ci siamo trovati con una classe politica che più che pensare al bene dei cittadini ha pensato al “potere” e al business di fare politica nell’interesse proprio e del partito.

I rimborsi spese ai partiti è solo una delle tante vergogne. La regola dei rimborsi spese in generale significa rimborsare tutto ciò che è documentabile. Questa regola ovviamente non vale, come tante altre regole, per i politici. Tutti quei milioni in esubero finite nelle casse dei partiti – e non solo – personalmente li considero denaro rubato dalle tasche dei cittadini.

Sono uno che paga le tasse, ma vedere che i miei sacrifici servono anche a far fare le vacanze a politici senza scrupoli o a pagare la benzina ai figli di papà, mi viene spontaneo chiedermi se è giusto o meno criminalizzare solo i cittadini che non pagano le tasse?

La politica per molti “protagonisti silenziosi” è solo un investimento personale in quanto gli garantisce un ottimo stipendio con un minimo sforzo: quello di spingere a comando un bottone rosso o verde.

Nei paesi che “contano” i politici sono criticati ferocemente, ma sono rispettati. In Italia invece sono criticati e non rispettati perché nulla hanno fatto per meritarsi il rispetto del cittadino.

 

L’Italia caro Mario è un paese meraviglioso e così lo sono gli italiani, con delle potenzialità che pochi paesi possono vantare.

La crisi non si risolve impoverendo la classe piccola e media, ma con strategie di sviluppo che tengono  conto delle peculiarità proprie del nostro paese e non solo dell’Europa.

Solo alcuni esempi.

1. TURISMO.

 L’Italia ha delle potenzialità in questo settore unico al mondo. È circondata dal mare, abbiamo un patrimonio storico e culturale di inestimabile valore, ma non sappiamo valorizzarlo come merita.

Incentivare questo settore, oltre a incrementare l’occupazione, significherebbe maggior introiti per le casse dello Stato.

2. GIUSTIZIA.

L’inefficienza della giustizia, specialmente quella civile,  ha creato nel nostro paese un forte discredito sociale.

Non è disincentivare il cittadino a chiedere giustizia o con la soppressione degli uffici che si limitano i costi della giustizia.

La giustizia Mario, deve tutelare il cittadino non alla rassegnazione, ma al convincimento che chi subisce un torto è protetto e chi lo causa deve essere punito.

Questa è la democrazia.

La soppressione degli uffici incrementerà non solo i costi per il cittadino, ma creerà ancora più disservizi perché è noto a chi vive nelle grandi città cosa significa entrare negli uffici giudiziari.

Inoltre, il processo esecutivo in Italia oltre ad essere il più lungo è anche il più costoso. Recuperare un credito in Italia ci vogliono diversi anni rispetto a pochi mesi, statisticamente provato, di quasi tutti gli altri paesi dell’UE.

 Perché Mario?

Perché hanno capito l’importanza che ha nel sistema economico il recupero del credito e del devastante fenomeno dell’effetto domino delle insolvenze. Questi paesi hanno saputo attuare riforme che hanno radicalmente riformato sistemi superati, adeguandoli alle reali esigenze del mercato unico e del diritto.

Eppure noi italiani continuiamo a pagare milioni di euro per la lungaggine delle esecuzioni perché lassù non hanno il coraggio di porre fine al business che ruota intorno alla malagiustizia.

3. Costi della politica.

Cosa dire caro Mario. Lo sappiamo che toccare gli interessi di questi signori si rischia di far saltare il governo, mentre è male minore toccare gli interessi dei pensionati, dei lavoratori, delle imprese che hanno un tasso di tolleranza e rassegnazione molto alto.

4. Import-export.

I prodotti italiani in questi ultimi anni hanno avuto un calo di offerta vertiginoso. La causa? Siamo sommersi da prodotti provenienti da paesi extracomunitari i quali hanno un costo di produzione molto basso grazie al lavoro nero, sia fuori che dentro l’Italia, e allo sfruttamento minorile e non solo.

Questa è concorrenza sleale.

5. Carburanti.

Non sarebbe vantaggioso per tutto il sistema economico, per l’inflazione, per il cittadino, prevedere degli sconti a chi utilizza un veicolo per ragioni esclusivamente di lavoro?

Le minor entrate per le casse dello Stato non sarebbero compensate da un incremento della produzione con conseguenti effetti positivi sulle vendite?

Sono solo alcuni esempi.

 

I sindacati fanno bene a tutelare i lavoratori, ma le imprese vanno tutelate dal governo perché sono loro il motore dell’economia. Quando un’impresa fallisce perché non è in grado di offrire prodotti a prezzi competitivi, i lavoratori vanno a casa o in cassa integrazione: tutto questo quanto ci costa a noi cittadini?

Caro Mario,

forse sarebbe il caso di essere più nazionalisti e meno europeisti?

Forse sarebbe il caso di incentivare il cittadino italiano ad acquistare più prodotti italiani e meno prodotti esteri, perché in questo modo, forse, incrementeremo l’offerta e di conseguenza salveremo tanti posti di lavoro?

Caro Mario,

ti sei chiesto perché molti cittadini comprano prodotti proveniente dai paesi asiatici? Ti sei chiesto perché queste società asiatiche, che hanno invaso il nostro paese, raramente sono in crisi?

Lo so, sei uno che rispetta le regole internazionali. Però se vogliamo salvare il nostro paese e dare benessere ai cittadini queste regole vanno cambiate, anzi la mentalità va cambiata perché se oggi il cittadino prima di fare la spesa conta gli spiccioli che gli sono rimasti nel portafoglio per capire se a pranzo si può permettere un piatto di carne o una scatola di fagioli made in Cina, la colpa non è certamente del cittadino, ma di chi ha impoverito questo meraviglioso paese.

Ed è loro che devono pagare… non noi!

 

Forse per me che sto dall’altra parte è facile criticare delle decisioni impopolari, ma una volta tanto ti chiedo di non guardare in basso, ma in altre direzioni, e … lascia perdere le intercettazioni che … non sono il vero problema di questo Paese!

 

Angelo (Arcangelo D'Aurora)

angelo@auge.it

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