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La
Direttiva generale del Ministro della Giustizia sull'attività
amministrativa e sulla gestione per l'anno 2004 |
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Linee
guida politico-strategiche del Ministro della Giustizia per il 2004
Redigo la mia terza direttiva
sull'attività amministrativa e sulla gestione del Ministero con la
consapevolezza, la responsabilità e l'orgoglio di veder avanzare con essa il
percorso di innovazione gestionale da noi tutti intrapreso per il miglioramento
complessivo dell'organizzazione ministeriale, giudiziaria e penitenziaria.
Ritengo che l'aver superato uno dei mali che hanno afflitto la Repubblica, che
vedeva una durata media dei Governi di dieci mesi, sia certamente un fatto
positivo, poiché ciò consente di programmare e gestire attività a medio
termine, di varare iniziative di largo respiro e di riflettere sull'attività
svolta, oltre che assumere precise responsabilità.
In questo senso va intesa la continuità – talora la ripetitività – di
questo documento rispetto ai precedenti e, in particolare, alla Direttiva per il
2003, cui peraltro si rimanda per una migliore e più approfondita comprensione.
Si conferma così la nostra intima coerenza rispetto al programma di governo per
la giustizia, finalizzato ad assicurare certezza, qualità, efficacia ed
efficienza al funzionamento dei servizi e a restituire fiducia ai cittadini,
attraverso il pieno rispetto del dettato Costituzionale e l'attuazione di un
insieme di riforme.
Gli obiettivi di fondo, restano, in estrema sintesi:
- il ripristino della certezza
del reato, del processo e della pena, per soddisfare l'esigenza di
Giustizia, quale sintesi tra i fondamentali diritti dei cittadini alla
sicurezza e alle garanzie;
- l'azione di contrasto alla
criminalità, anche in sede internazionale;
- la riduzione del debito
pubblico giudiziario e la riduzione dei tempi e dei costi dei processi;
- la dignità delle condizioni
detentive, per il recupero sociale dei condannati e la diminuzione della
recidiva;
- la tutela dei minori, la
prevenzione e il contrasto della devianza minorile.
E' il nostro un processo di
riforma, semplificazione ed ammodernamento del sistema della Giustizia,
veramente radicale ed organico, che compone in un quadro unitario:
- provvedimenti di tipo
normativo e ordinamentale;
- attività, relazioni e
intese internazionali, che in ambito europeo si espandono sino all'esercizio
di un vero e proprio potere legislativo;
- interventi di natura
organizzativa e gestionale.
Di questi ultimi, la Direttiva
annuale del Ministro rappresenta la sintesi e lo strumento che consente di far
convergere la volontà politica in azione.
In questo senso sono stati proposti, elaborati e realizzati i PEA di questo
Dicastero negli ultimi due anni, ottenendo risultati di notevole valore
soprattutto grazie al concorso diretto dei Capi Dipartimento, dei Direttori
Generali, dei Dirigenti e di tutto il personale coinvolto che ha saputo
accogliere con una intelligente sensibilità le nuove tecniche gestionali.
E' proprio a queste nuove modalità operative, capaci di concentrare ad un tempo
energie, risorse, azione e controllo, che si devono i risultati ottenuti fino ad
oggi. La persistenza degli obiettivi e l'impegno profuso su di essi
rappresentano, infatti, la migliore garanzia affinché l'Esecutivo possa, con la
propria azione politica e amministrativa, incidere realmente, ancor più che sul
piano normativo, sul piano gestionale. Sul piano normativo infatti, l'Esecutivo
detiene poteri di iniziativa o delegati, mentre sul piano gestionale, gli sono
propri gli aspetti strutturali ed organizzativi.
Ciò vale particolarmente per il Ministro della Giustizia, l'unico espressamente
citato nella Costituzione, cui Essa affida appunto l'organizzazione ed il
funzionamento dei servizi inerenti la giustizia.
Purtroppo viviamo in un mondo in cui la realtà virtuale tende a prevalere su
quella sostanziale e, in questo contesto, risulta assai arduo dimostrare alla
collettività, pur in presenza di dati oggettivi, le verità che non riscuotono
l'interesse e la risonanza dei media.
E, tuttavia, non potrà esserci in alcun modo negata la soddisfazione personale
per gli importanti risultati che iniziamo a registrare, non solo in termini di
incremento delle capacità intrinseche del sistema, ma anche e soprattutto in
termini di risposta concreta all'utenza, se è vero, come è vero, che
assistiamo finalmente ad un'inversione di tendenza nei dati relativi alla
lentezza dei processi e all'ammontare del debito pubblico giudiziario.
Credo che, a fronte del procedere affaticato delle riforme in Parlamento, si
possa certamente ascrivere a nostro merito l'introduzione di due grosse novità,
in un sistema tradizionalmente auto-referenziale e statico quale quello della
giustizia italiana.
La prima novità, di tipo culturale, è l'aver asserito con forza la centralità
del cittadino, quale fonte di legittimazione primaria e quale utente del
servizio giustizia, rispetto agli operatori pubblici e privati dello stesso,
vale a dire l'aver riaffermato anche nel mondo della giustizia la priorità
dell'interesse collettivo, rispetto a quello corporativo.
La seconda novità, di tipo metodologico, è l'aver applicato anche al servizio
della giustizia i concetti di efficacia e di efficienza e l'aver introdotto gli
strumenti della programmazione, della gestione per obiettivi e del controllo di
gestione, in termini sia operativi, che finanziari.
L'impegno, il senso di responsabilità, uno spirito di servizio rinnovato nei
confronti del cittadino, la sensibilità nei confronti della variabile
finanziaria, le nuove tecniche gestionali da poco avviate, tutto questo ha
caratterizzato il modo di essere di coloro che sono stati chiamati a gestire
l'organizzazione del Ministero.
Ancor più, questo metodo ha consentito di promuovere presso tutto il Management
Ministeriale una nuova cultura organizzativa, un nuovo modo di interpretare il
proprio ruolo specifico non solo per il suo contenuto, ma soprattutto per la
indissolubile sua relazione con ciascuno e con tutti gli altri ruoli.
Si rileva e si manifesta una maggiore consapevolezza di appartenere ad un
sistema complesso, le cui parti sono funzionali l'una all'altra. Ciò implica
che il successo o l'insuccesso di una di esse si riverbera necessariamente e in
modo più o meno evidente su tutte le altre, generando circoli virtuosi o
viziosi e contribuendo, nel primo caso, alla crescita qualitativa dell'intero
sistema oppure, all'opposto, alla sua regressione.
So bene quanto sia stato difficile per tutta la Dirigenza cercare di far proprio
un modello gestionale inconsueto, mutuato in gran parte dall'esperienza di
settori diversi dalla Pubblica Amministrazione.
Innovare significa soprattutto cambiare se stessi, le proprie abitudini, le
proprie certezze per far fronte a sfide che richiedono nuovi strumenti e nuove
competenze.
E' un passaggio difficile che genera sempre disagio, ma è anche indice della
capacità reattiva e della vitalità della Dirigenza.
Non vi è mutamento che non provochi uno stato di equilibrio precario.
I suoi riflessi si manifestano nella difficoltà incontrata dal Management,
impegnato sia a livello centrale che territoriale, ad adottare uno stile
gestionale diverso da quello consueto. Ma è evidente che operare per obiettivi
comporta una maggiore propensione alla “delega”, con la componente di
rischio necessario al contenuto del ruolo manageriale.
Un rischio il cui potenziale destabilizzante viene tanto più ridimensionato
quanto più accentuata è la prassi della programmazione, del coordinamento
delle responsabilità, delle funzioni e dei ruoli e, infine, del puntuale
esercizio del controllo dei risultati e dei comportamenti, in coerenza alla
valorizzazione di tutte le risorse disponibili.
E' necessario, in rapporto a questa logica di fondo, intensificare la relazione
di interdipendenza fra il centro decisionale ministeriale e gli Uffici
territoriali, poiché è dal modo di essere di questi ultimi che scaturisce e si
percepisce la qualità dei servizi resi all'utente finale.
Non va dimenticato che, in coerenza alla logica di servizio, il centro è
funzionale alla periferia, non il contrario.
Va ricercato e promosso, pertanto, un legame più forte ed intenso, una
relazione profonda fondata su una reciproca capacità d'ascolto e una più
concreta volontà di mettersi al servizio di chi opera in prima linea.
Ciò che è stato acquisito va ora consolidato.
Quello del consolidamento delle modalità gestionali e dei risultati è un
momento sul quale faccio molto affidamento, perché rappresenta la condizione
necessaria per ulteriori traguardi.
Ripropongo a tutti la necessità di considerare il nostro lavoro quale servizio
da rendere ai cittadini del nostro Paese, allo stesso tempo raccomandando la
necessità di razionalizzare l'uso delle risorse finanziarie massimizzandone
l'efficacia.
Su questo piano, infatti, va detto che il terzo maggior debito pubblico del
pianeta in termini assoluti ed il più grande in termini relativi, il vincolo
inderogabile del Trattato di Maastricht, la più lunga crisi economica del
dopoguerra e infine la volontà di non sottoporre i cittadini italiani ad
ulteriori prelievi fiscali hanno indotto il Governo ad imporre rigide politiche
di contenimento ai ministeri di spesa.
Cito un esempio per tutti: il blocco delle assunzioni nella Pubblica
Amministrazione.
A dimostrazione, però, dell'attenzione concreta che il governo riserva alla
Giustizia, ricordo che nel nostro Ministero si è agito in deroga a queste
severe norme.
Va peraltro segnalato che in termini di risorse impiegate, sia finanziarie che
umane, siamo allineati con i paesi più avanzati nell'UE.
Questo significa che anche per la Giustizia italiana è giunto il momento di
votarsi alla cultura dell'efficienza, intesa non in senso lato, ma nella sua
accezione strettamente tecnica e scientifica, vale a dire al quoziente tra
risultati raggiunti e risorse impiegate.
Questo è un tema estremamente delicato, non solo perché non fa parte della
cultura della giurisdizione, ma anche perché tocca aspetti costituzionali ed in
particolare l'articolo 112.
L'articolo 81, d'altro canto, presuppone che ogni spesa debba trovare adeguata
copertura.
Dobbiamo quindi abituarci ad una prassi che vale per qualsiasi Stato, per
qualsiasi organizzazione, per qualsiasi cittadino e, pertanto, deve valere anche
per l'esercizio della giurisdizione.
Non esistono risorse infinite. Non possono esistere spese al di fuori di ogni
controllo.
Anche per questo è stata modificata la normativa inerente le spese di
giustizia, ponendo fine ai rimborsi automatici effettuati con la legislazione
precedente.
Ciò comporta, ovviamente, grande assunzione di responsabilità da parte del
Ministero e di tutti gli Uffici giudiziari, per la gestione delle spese.
In questo senso si sta affrontando, fra gli altri, l'attuale modalità di
gestione del servizio di trascrizione degli atti che, se non ammodernato col
ricorso a tecnologie più efficienti e meno costose, rischierebbe di
rappresentare un ostacolo più che un vantaggio sul sentiero della riduzione dei
tempi del processo.
Siamo dunque impegnati a rendere disponibili il massimo delle risorse possibili
e a renderle massimamente produttive.
Nella proposta di DPEF 2004/2007 ci è stato riconosciuto, pur nel quadro di una
non facile situazione strutturale e congiunturale del Paese, non attribuibile a
questo Governo, un sia pure modesto incremento della dotazione per l'anno 2004.
Da parte nostra vi sarà un più accentuato impegno a mobilitare tutti i
Dipartimenti perché sappiano individuare, nell'ambito dei processi operativi
interni, tutte quelle opportunità per evitare sprechi e per risparmiare
risorse, al fine anche di sostenere ulteriori obiettivi e PEA diversamente non
perseguibili.
E' dunque in atto uno sforzo non indifferente per uscire dalla logica della
quantità per entrare in quella della qualità.
In questo contesto, le risorse umane rappresentano la prima e la più critica
delle variabili strategiche decisive per la costruzione di un sistema capace di
fornire all'utenza un livello di qualità dei servizi più che mai adeguato alle
aspettative.
A questa consapevolezza e sensibilità che caratterizzano il nostro stile
gestionale e il nostro impegno quali responsabili del Ministero della Giustizia,
si deve il recente superamento di una situazione di stallo, da noi non
desiderata, che aveva generato giustificati malumori nei collaboratori,
legittimamente desiderosi di vedersi riconosciuti appieno i diritti derivanti
dal rapporto di lavoro.
Va loro riconosciuto il merito di aver dato prova di un alto senso di
responsabilità e di aver saputo far ricorso alla virtù della pazienza. La
stessa considerazione per chi, rappresentando il Ministero, ha saputo condurre a
buon fine questo difficile compito.
Restano fermi e confermati tutti gli altri temi che costituiscono le linee guida
dell'attività ministeriale così come espressi nella Direttiva dell'anno 2003
in materia di valutazione dei Dirigenti, di budget e di customer satisfaction.
Può considerarsi ormai conclusa la fase di sperimentazione del sistema di
valutazione dei dirigenti di seconda fascia, anche se le modalità di
applicazione della metodologia adottata potranno essere suscettibili di qualche
ulteriore variazione di carattere marginale.
Nuovo e sperimentale sarà invece il sistema di valutazione dei dirigenti di
prima fascia, la cui metodologia è in avanzato stato di definizione e potrà
essere avviata e applicata a partire dal 2004.
In coerenza col metodo di gestione per obiettivi, procederà l'attività volta
ad introdurre il budget come sistema di programmazione e di gestione delle
risorse, estendendone l'applicazione alle strutture territoriali. In questo modo
sarà anche possibile, in fase di previsione di bilancio, migliorare
l'attendibilità della quantificazione delle risorse necessarie e,
conseguentemente, la negoziazione delle stesse con il Ministero dell'Economia e
delle Finanze.
Per quanto riguarda la customer satisfaction, si procederà all'avvio delle
relative attività per rilevare la percezione della qualità dei servizi erogati
da parte dell'utenza cui sono destinati.
Quanto abbiamo in animo di realizzare presuppone, come momento irrinunciabile,
una rivisitazione delle funzioni e dei ruoli di tutto il complesso organizzativo
ministeriale, di modo che esso risulti sempre più funzionale a concretizzare le
nostre consegne di partenza. Un'attività difficile e delicata che abbiamo
avviato nel corso del 2003 e che intendiamo concludere quanto prima.
Non avrei tentato tutte queste nuove vie gestionali, se non fossi stato certo
della capacità di tutti di percorrerle e finalmente di farle proprie.
In tal senso abbiamo fatto molta strada e poiché i risultati alfine emergono,
possiamo dire di avere imboccato quella giusta.
Risultati importanti e significativi, per la descrizione dei quali si rinvia al
rapporto conclusivo sullo stato di realizzazione dei piani esecutivi d'azione
per l'anno 2003, predisposto da SECIN, che viene riassunto nella III^ Sezione
della presente Direttiva, relativa al sistema di monitoraggio.
Risultati che ci devono incoraggiare a proseguire e persistere sul percorso
intrapreso con sempre maggiore convincimento, fiducia e determinazione.
IL MINISTRO
Roberto Castelli
Obiettivi Generali del Ministero della Giustizia per il 2004
OBIETTIVO GENERALE 1
La riduzione del debito giudiziario, dei tempi e dei costi dei processi in campo
sia civile, che penale.
OBIETTIVO GENERALE 2
La ricerca di soluzioni gestionali innovative, lo snellimento delle procedure
amministrative, la razionalizzazione e riorganizzazione delle risorse umane e
strumentali, degli spazi operativi e delle articolazioni territoriali
dell'Amministrazione della Giustizia.
OBIETTIVO GENERALE 3
La revisione delle competenze, la creazione di utili sinergie e il miglioramento
in genere dei rapporti tra le amministrazioni centrali e periferiche
dell'Amministrazione della Giustizia, tra cui i vari dipartimenti, nonché tra
l'Amministrazione stessa e altri enti pubblici e privati.
OBIETTIVO GENERALE 4
Lo sviluppo e la realizzazione degli investimenti per il potenziamento,
l'adeguamento e la messa in sicurezza delle strutture giudiziarie, penitenziarie
e minorili.
OBIETTIVO GENERALE 5
L'introduzione e il perfezionamento degli strumenti della programmazione per
obiettivi, della pianificazione delle risorse (budgeting) e del controllo
qualitativo, quantitativo, economico e finanziario di gestione, attraverso un
processo sistematico di rilevazioni contabili, statistiche e di customer
satisfaction e la misurazione dei risultati di efficacia e di efficienza dei
servizi.
OBIETTIVO GENERALE 6
La formazione, la valorizzazione e lo sviluppo della professionalità e del
rendimento di tutti gli operatori, civili, togati e di polizia penitenziaria,
addetti ai servizi inerenti la Giustizia.
OBIETTIVO GENERALE 7
L'innovazione ed il potenziamento tecnologico a supporto dei servizi interni
della Amministrazione e dei servizi rivolti ai cittadini.
OBIETTIVO GENERALE 8
La certezza della pena e contestualmente la dignità delle condizioni detentive,
riducendo il sovraffollamento, creando circuiti differenziati e favorendo la
formazione, il lavoro e il recupero sociale dei condannati ai fini della
diminuzione della recidiva.
OBIETTIVO GENERALE 9
La tutela dei minori, la prevenzione e il contrasto della devianza minorile, la
razionalizzazione delle competenze e dei procedimenti in materia di diritto di
famiglia e dei minori.
OBIETTIVO GENERALE 10
L'attività internazionale, la cooperazione giudiziaria e penitenziaria per la
prevenzione e il contrasto dei reati, con particolare riferimento alla
criminalità organizzata, al terrorismo, all'immigrazione clandestina, alla
tratta delle persone, alla pedofilia e alla pedopornografia.
Roma, 4 febbraio 2004
IL MINISTRO
Roberto Castelli