Relazione di Giuseppe Marotta

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Milano, 20 settembre 2008: l’AUGE consolida la propria posizione.

  

  Si può dire con certezza che dopo l’incontro di Milano nessun’altra perplessità potrà nascere in merito al progetto perseguito dall’Auge di portare gli ufficiali giudiziari alla libera professione. E se dico ciò non è solo perché il DDL Berselli, come più volte definito dal Presidente dell’UIHJ Jacques Isnard, sia il miglior progetto per gli ufficiali giudiziari, ma perché a Milano i cinquanta e più colleghi presenti hanno dato spazio a tutte le loro incertezze sottoponendoci una serie di domande sia sull’opportunità di andare verso la libera professione, sia sul merito di alcuni articoli del DDL.

  A Milano insomma, abbiamo avuto la conferma di aver imboccato la strada giusta, quella del dialogo, dell’informazione, quella che porta al superamento delle paure e dei timori che, è ovvio, inevitabilmente colpiscono quando si tratta di tagliare il cordone ombelicale dell’impiego pubblico. Ma la conoscenza sconfigge la paura. E il compito che ci siamo assunti, programmando incontri in tutta Italia, è proprio questo: far conoscere a tutti il DDL Berselli, spiegandone le opportunità, i vantaggi e gli incentivi, affinché tutti possano scegliere con tranquillità di iscriversi all’albo degli ufficiali giudiziari liberi professionisti.

     Abbiamo cominciato proprio dagli incentivi, da quell’art.6 che proporremo come emendamento al DDL, appena inizierà la discussione parlamentare. Abbiamo quindi chiarito che per l’ufficiale giudiziario, che opterà per la libera professione, è prevista la collocazione in aspettativa per due anni, a partire dall’inizio dell’attività. Due anni durante i quali sperimentare, verificare se la scelta effettuata sia quella più idonea alle nostre capacità, al nostro modo di intendere la professione di ufficiale giudiziario. Ci piacerà Michele Meo - Presidente AUGE Milano essere i giocatori degli scacchi, o avremmo preferito essere i pezzi della scacchiera? Ci piacerà dare sfogo alla nostra creatività per fare bene e meglio il nostro lavoro? O tutto sommato era molto più comodo inserire il pilota-automatico ogni mattina e correre con gli atti per non farli scadere, senza fermarsi mai a cercare di capire che lo scopo del nostro lavoro andava ben al di là di un deposito alla casa comunale anche per una s.r.l. –dibattito perenne- o un verbale di pignoramento mancato, o un rinvio di sfratto per assenza della forza pubblica? Ci piacerà uniformarci ai nostri colleghi d’oltralpe, i quali già da tempo discettano di titolo esecutivo europeo? O sarebbe stato più eccitante passare i pomeriggi a interpretare le circolari del ministero, per essere certi di esigere la trasferta giusta se un istante presenta due atti per conto della stessa parte o diavolerie simili? Avremo tempo per pensarci: due anni sono lunghi ma sufficienti per farci un’idea se l’aver imboccato la strada che cambierà la nostra vita di lavoratori era quella giusta, oppure no. E se non lo era, poter cambiare. Anche prima dei due anni, se si vuole. Ritornare dipendenti pubblici, senza il rimpianto di non averci almeno provato a non esserlo più.

 

    Due anni durante i quali avremo modo di avviare uno studio professionale con gli incentivi previsti dall’art.7 degli emendamenti al DDL. Fondo unico lo abbiamo chiamato, per rendere l’idea. Sarà gestito dalla Cassa Nazionale degli ufficiali giudiziari e provvederà a corrispondere gli assegni di integrazione in caso di mancato raggiungimento del minimo garantito, nonchè il rimborso spese sostenute appunto per l’avvio dello studio professionale. Infine l’art. 8 che prevede la possibilità di associarsi per costituire delle società di due o più ufficiali giudiziari, con un massimo di cinque. Insomma una sorte di piccoli UNEP, autogestiti e senza colla burocratica. Un piccolo paradiso ecco: in cui creatività e passione cammineranno a braccetto, per farci scoprire che in fondo essere liberi non è poi una disgrazia. Si sa l’abitudine è difficile da scardinare, ma statene certi, al di là degli scherzi, sarà difficile sentire la mancanza dei carrozzoni unep da cui in tanti scenderebbero volentieri già adesso, me compreso.

    Sia ben chiaro, non si tratta di rinnegare il piatto che ci dà il cibo. Credetemi qui il sentimentalismo c’entra ben poco. Semmai è una questione di progettualità, di volgere lo sguardo verso il domani e il domani è già qui, si chiama Europa e noi non ci siamo dentro. Mi chiedo spesso cosa sto facendo per migliorare il mio futuro di lavoratore. Sto guardando nella direzione giusta delle cose? Io credo di si, se volto lo sguardo verso le alpi; viceversa, se guardo gli appennini, mi si accaponisce la pelle. Spero di rendere l’idea e di non suscitare inutili proteste. Ci piaccia o meno il futuro è l’Europa, e l’Europa degli ufficiali giudiziari è fatta di un'altra pasta che vorrei mangiare quanto prima.

   Mi piacerebbe che i colleghi di Ferrara, intervenuti attivamente a Milano, ne parlassero di questa faccenda con i loro rappresentanti sindacali, gli chiedessero conto del loro futuro di lavoratori, che non si accontentassero di semplici promesse in merito ai professionisti-dipendenti. Ma andassero oltre, pretendendo risposte certe e alternative alla libera professione, perché se oltre all’immobilismo in cui siamo ricaduti ci fosse dell’altro, che potesse tirarci fuori da questo impaccio, beh! ne saremmo tutti curiosi e magari felici perché qualcuno ha scoperto, come per magia, il modo per essere professionali ed efficienti, incentivati e motivati nell’ambito del pubblico impiego.

 

   Se così fosse saremmo come in Svezia o in Danimarca, e perché no, in Finlandia. Non certo in Spagna che si sta avviando alla libera professione, o in Germania che, come ci raccontava Rose Marie Bruno nella riunione di Avellino, è prossima al grande passo. Saremmo degli scandinavi e sarebbe un bel vivere. Io ci scherzo sopra, ma la frustrazione è tanta per quello che potremmo essere, e non siamo. Per le energie che sprechiamo in inutili e sterili lotte che snervano vincitori e vinti. “Perché non vi unite e iniziate un percorso comune”, ci implorava Antonella a Milano: Auge e sindacati insieme, alla conquista della libera professione. Sarebbe un grande salto di maturità per una categoria che delle lotte sembra non averne mai abbastanza. L’AUGE auspica che i sindacati comprendano la grande opportunità che il DDL Berselli offre a tutti gli ufficiali giudiziari, comprenderla e sostenerla. Ma nel caso non volessero comprenderla, e tanto meno sostenerla sta agli iscritti trarne le conseguenze, non certo all’Auge.

 

   A Milano è stato chiarito anche questo aspetto. L’Auge non è un sindacato. L’Auge porta avanti un progetto per la libera professione, progetto rappresentato dal DDL Berselli, assegnato il primo luglio scorso alla Commissione Giustizia del Senato, in attesa di discussione.

Se approvato, questo progetto di legge riqualificherà gli ufficiali giudiziari. Il progetto di legge è stato sottoposto e continuerà ad essere sottoposto agli esponenti politici di maggior rilievo perché si possa giungere quanto prima ad una sua calendarizzazione. I riscontri che abbiamo non lasciano dubbi sulla approvazione di tutte le forze politiche, siano esse di maggioranza o di opposizione. Il DDL darà slancio alla Giustizia del nostro Paese: questa è la sua forza. Creerà un ufficiale giudiziario che gestirà tutta la fase esecutiva, pignorando, vendendo e distribuendo il ricavato ai creditori. E l’ufficiale giudiziario libero professionista potrà fare tutto ciò con successo, perché avrà mezzi e strutture che si procurerà da solo, senza vane richieste al Ministero perennemente sordo; l’eventuale professionista-dipendente sarà invece inefficiente e bloccato come sempre. Come è accaduto con la mancata dotazione delle macchine fotografiche. Il suo status di professionista-dipendente-pubblico non gli sarà certo d’aiuto per ottenere quanto necessiterebbe per conseguire quello standard di efficienza che si dovrebbe pretendere da un professionista vero.

    Nel DDL è prevista, inoltre, la possibilità che il debitore possa pagare nelle mani dell’ufficiale giudiziario anche dopo il pignoramento, e ciò è possibile perché l’ufficiale giudiziario conserverà il fascicolo dell’esecuzione nel proprio studio fino all’estinguersi della procedura. Il giudice dell’esecuzione interverrà solo in caso di impugnazione. E’ prevista la conciliazione delle parti durante il processo esecutivo. E’ prevista la possibilità che l’ufficiale giudiziario emetta il decreto ingiuntivo in seguito al riconoscimento del debito da parte del debitore. E’ prevista la possibilità di raccogliere la dichiarazione del terzo ex art 547 c.p.c. E’ prevista inoltre la constatazione e la significazione, oggi ancora più utile in una società multirazziale come la nostra. Queste, e altre ancora, sono le funzioni previste dal DDL. Magari inizialmente non le otterremo tutte, ma la maggior parte le otterremo. Ciò basterà per far sì che l’ufficiale giudiziario si costituisca come professionista preparato e attento. E sia riconosciuto in quanto tale. Questo importante passo ci porterà inevitabilmente all’acquisizione di nuove funzioni.

    Erano fiduciosi alla fine dell’incontro i colleghi, a Milano. Erano fiduciosi perché hanno riconosciuto nell’AUGE, l’associazione che scavalcando ogni difficoltà e diffidenza ha saputo costruire intorno al DDL Berselli un gruppo solido e sempre più convinto che la libera professione sia l’unica riforma possibile per l’ufficiale giudiziario.

  Si è concluso così l’incontro. Con l’incitamento all’AUGE di andare avanti. E i riscontri, anche in termine di adesioni, si sono visti immediatamente.

 

 Sappiamo che non è pensabile poter avere tutti i semafori verdi sulla nostra strada, ma ciò non deve impedirci di partire. L’Auge è partita, e andrà avanti senza sosta. Prossima tappa: Roma.                                                                          

 

Giuseppe Marotta

Responsabile Nazionale Auge-Italia

 


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