Lettera aperta dell'Avv.to Ciano Santanocita < Perché dico SI al disegno di legge Berselli

 

AUGE - Italia 29 agosto 2008

       Sono un ufficiale giudiziario in pensione da quattro anni. Alcuni lettori di questo sito Web e della rivista “il mondo giudiziario” mi conoscono personalmente per avere tenuto corsi di formazione e, dopo il pensionamento, i corsi di riqualificazione per la posizione economica. C2, o attraverso i miei periodici interventi in questioni dottrinarie attinenti la professione e la figura dell’ufficiale giudiziario. Spero che con i miei scritti, consigli e con l’esempio, di avere contribuito a elevare la dignità della categoria sempre in costante pericolo e oggi più di ieri.

In questi giorni molti colleghi mi hanno telefonato o scritto per chiedere la mia opinione sul disegno di legge Berselli e sulle iniziative promosse dall’AUGE. A tutti ho risposto di appoggiare il progetto legislativo e conseguentemente rafforzare il movimento che lo sostiene con competenza e con la necessaria passione nella consapevolezza di non lasciarsi sfuggire quest’ultima occasione.  

         Dico di “SI” perché non esistono più altre strade da percorrere e quelle attraversate hanno portato ad un continuo e ineluttabile indebolimento della categoria, ad un maggiore svilimento della professione con la perdita di attribuzioni e poteri. 

Dico di SI perché la riforma del c.p.c. del 2006 non ha prodotto quell’elevazione che pur sarebbe stata possibile, ove ognuno si fosse adoperato per attuarla (e in questo non è di poco conto la responsabilità degli ufficiali giudiziari da troppo tempo adagiati nella più piatta burocrazia e  intenti a maturare indennità di trasferte).

         Dico di SI perché la categoria è finita in un cul de sac dal quale non si vede come possa uscirne. Chi dovrebbe tirala fuori e liberarla? gli uffici Nep, per la diversità degli interessi dei suoi membri e per altre numerose ragioni, non hanno saputo esprimere una forza sindacale incisiva e oggi più che mai non sono in condizioni di organizzarla. Il sindacato LISUG è solo autoreferenziale, inconcludente, malgrado ne facciano parte colleghi di alto valore morale e professionale; mena vanto di risultati risibili laddove non è stato capace di realizzare nessuna delle rivendicazioni auspicate e attese che non sto qui a elencare perché da tutti conosciute.

 

Dico di SI perché ho creduto per moltissimi anni che la posizione di funzionario dipendente del Ministero della Giustizia non fosse incompatibile al conseguimento di tutte quelle funzioni e attribuzioni di cui per decenni abbiamo parlato e che troviamo scritte nel D.l. Berselli. Bisogna prendere atto che il tempo è abbondantemente scaduto, che la categoria non potrà mai andare in paradiso, stretta sempre di più dalle varie potenti lobby che la soffocano, che ogni giorno le tolgono qualcosa. Il difficile rapporto con i magistrati che non rinunciano a un millimetro o a un nano grammo dei loro poteri; alcuni di loro, pochi per fortuna, arroganti e impreparati sconoscono totalmente le competenze e attribuzioni dell’ufficiale giudiziario (recentemente in un provvedimento cautelare il giudice ha affidato l’attuazione a un consulente tecnico il quale può servirsi dell’ufficiale giudiziario!sic, testualmente; l’indignazione non mi ha abbandonato un solo istante: un qualsiasi tecnico è diventato organo dell’esecuzione e l’ufficiale giudiziario è un attrezzo, uno strumento a uso di altri). I magistrati capi ufficio, con esclusione di alcune rare e pregevoli eccezioni, considerano l’UNEP un corpo estraneo, conoscono a mala pena soltanto il dirigente che una volta il mese chiede di essere ricevuto: lo ascoltano distratti e quando non possono farne a meno, lo accolgono con fastidio, con degnazione, perché non vedono nell’ufficiale giudiziario il terzo organo necessario, insieme al giudice e al cancelliere, per formare il tribunale; ignorano che in ogni ufficio giudiziario vi sono due strutture organizzative: la cancelleria e l’UNEP, di pari dignità e assoluta indispensabilità per il funzionamento della giustizia.

 In tale situazione non dimentichiamo la lobby dei dirigenti di cancelleria sempre in agguato per afferrare la preda, fagocitare gli Unep assorbendone il personale amministrativo ufficiali giudiziari e operatori, dipendenti ministeriali che sfuggono alla loro direzione.

         

            Dico di SI perché il timore che l’ufficiale giudiziario libero professionista perda l’aureola di terzietà, mi pare un falso problema. L’ufficiale giudiziario onesto, così come opera il buon notaio, applicherà la legge salvaguardando la legalità e quindi la terzietà; chi cerca le scorciatoie lo fa oggi e presumibilmente continuerà a farlo domani. I previsti organismi interni di controllo per reprimere eventuali devianze saranno sicuramente più efficaci di quanto non lo siano oggi i poteri di sorveglianza del capo dell’ufficio.

Dico di SI perché la libera professione non è un salto nel buio, come qualcuno paventa; è stata ampiamente attuata e realizzata in Europa e soprattutto in Francia. Il d.l. Berselli s’ispira all’ordinamento degli ufficiali giudiziari francesi che operano in un contesto sociale ed economico del tutto simile a quello italiano.

Avv. Ciano Santanocita


 

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