Brevi
considerazioni a margine del processo civile telematico... di Sergio Tranquilli
Abbiamo
recentemente partecipato al convegno sul “processo civile telematico”
svoltosi a Bologna il 2-3-4 dicembre 2004. Abbiamo svolto alcune riflessione che
sottoponiamo all’attenzione di tutti i Colleghi.
Diciamo
subito che siamo convinti che tra il neo luddismo e il fanatismo tecnologico,
esiste sicuramente un ampio spazio di utilizzo normale delle tecnologie
informatiche, né ci spaventa la modernizzazione, pur appartenendo ad una
categoria professionale, quella degli operatori del diritto, fra le più
refrattarie al progresso tecnologico.
Per
chi, come noi, frequenta quotidianamente gli uffici dei tribunali, risulta
davvero difficile credere che il sistema giustizia sia sul punto di un radicale
svecchiamento, attraverso la realizzazione del cosiddetto processo civile
telematico.
Innanzitutto
il regolamento 123/2001 (recante la disciplina sull’uso di strumenti
informatici e telematici nel processo civile) mette in evidenza moltissimi
ostacoli alla realizzazione del progetto.
1.
la firma digitale: chi ha mai firmato elettronicamente un documento fino
ad oggi?
2.
l’attuale previsione legislativa sarà presto superata da nuove
tecnologie di certificazione.
3.
e’ indispensabile adeguare le strutture hardware e software agli
standard qualitativi che la gestione della firma digitale impone con un costo
sicuramente elevato.
4.
per conservare in forma digitale l’immensa quantità di dati sensibili,
quali sono quelli giudiziari, sarà necessario un livello di sicurezza molto
elevato, sul quale il Garante per la tutela dei dati personali non sarà
disposto a chiudere temporaneamente un occhio.
5.
il personale che lavora con strumenti informatici di alto livello, avrà
necessità di essere formato in modo adeguato. Tecnici informatici, sistemisti,
esperti nella gestione di database, scarseggiano nelle strutture private di alto
profilo, figuriamoci all’interno della struttura pubblica del Ministero della
Giustizia.
Paradossalmente
questi non sono i problemi più gravi tra quelli che si oppongono
all’introduzione del processo telematico. Le strutture tecniche possono,
infatti, essere migliorate ed il personale, seppure con grande sforzo, può
essere formato almeno in maniera sufficiente.
Ciò
che è più difficile da cambiare, da sempre, è la mentalità delle persone. Né
ci risulta che qualcuno abbia
incominciato a ridisegnare un quadro organizzativo e professionale che inducesse
anche un cambiamento della “mentalità”. Al massimo si è previsto che anche
il sistema giudiziario non potrà sfuggire ad un processo di isomorfismo
tecnologico nel cui ambito il PCT costituirebbe un momento di maggiore forza
trainante per la modernizzazione del sistema giustizia.
Da
un punto di vista tecnico, d’altra parte, il processo civile telematico, già
ora può essere attuato. Infatti con la locuzione “processo telematico” non
deve intendersi un processo nuovo, con nuove regole modificative delle
disposizioni sostanziali processuali, bensì solo norme strumentali sull’uso
di strumenti informatici e telematici nel processo, attribuendo alle parti, al
giudice, alla cancelleria e all’ufficiale giudiziario la possibilità di
formare, comunicare e notificare gli atti del processo come documenti
informatici.
Abbiamo
studiato e riflettuto soprattutto su quell’art. 6 del Regolamento 123/2001 di
cui abbiamo fatto cenno all’inizio e che riproduciamo per comodità di
esposizione e comprensione “…la parte che richiede la notificazione di un atto trasmette per
via telematica l’atto medesimo all’ufficiale giudiziario, che procede alla
notifica con le medesime modalità. L’ufficiale giudiziario, se non procede
alla notificazione per via telematica, trae dall’atto ricevuto come documento
informatico la copia su supporto cartaceo, ne attesta la conformità
all’originale e provvede a notificare la copia stessa unitamente al duplicato
del documento informatico, nei modi di cui agli articoli 138 e ss. del codice di
procedura civile. Eseguita la notificazione, l’ufficiale giudiziario
restituisce per via telematica l’atto notificato, munito della relazione della
notificazione attestata dalla sua firma digitale”.
Ci
siamo detti che l’UNEP, avendo una struttura sui generis, caratterizzata da
ampia autonomia gestionale, non solo riguardo alle risorse finanziarie ma anche
alla tipologia delle attività connesse alla realizzazione dei compiti
istituzionali, avrebbe rappresentato una criticità sicuramente minore rispetto
ad altri, per la realizzazione del progetto.
Del
resto la informatizzazione degli UNEP è già realtà in numerosi uffici e
recentemente a Potenza, nel corso del convegno ottimamente organizzato dai
colleghi lucani, intitolato “informatizzazione
dell’UNEP: verso il processo telematico”, presenti i responsabili della
DGSIA del Ministero della Giustizia e il Vice Capo del nostro Dipartimento, è
stato dimostrato con quanta partecipazione e professionalità gli ufficiali
giudiziari si stanno autonomamente attrezzando o intendono attrezzarsi per
rispondere alle nuove sfide tecnologiche.
Con
queste convinzioni siamo partiti per Bologna, disposti, una volta verificato
esattamente il ruolo dell’UNEP nell’ambito del processo civile telematico,
ad intraprendere le iniziative di organizzazione, formazione e
approvvigionamento delle apparecchiature, per
essere pronti al nastro di partenza.
Abbiamo
invece appreso, non senza meraviglia, che proprio gli ufficiali giudiziari
rappresentano un “problema specifico e rilevante” nella nuova struttura
organizzativa funzionale al processo telematico a regime!
Scrive
il dott. Sergio Brescia (responsabile
Area Civile della DGSIA, Ministero della Giustizia):
“Che senso ha, nel
futuro, l’attuale organizzazione degli ufficiali giudiziari? E’ una domanda
che è stata posta già varie volte all’attenzione di vari interlocutori
ricevendone risposte a mezza bocca o consenso di facciata, con braccia allargate
in senso di rassegnazione di fronte alle presunte, solite, sconosciute forze
oscure. Il problema va affrontato con serietà. Il quadro delle notifiche, nel
prossimo quinquennio, vede due tipologie di comunicazioni:
-
quelle agli avvocati e agli
ausiliari del giudice che ragionevolmente saranno, alla fine del periodo
indicato, tutte eseguite in via telematica:
-
quelle dirette personalmente alle
parti, soprattutto persone fisiche, che dovranno necessariamente utilizzare
sistemi di consegna (anche se di documenti informatici) tradizionali.
Per
le prime l’intermediazione degli ufficiali giudiziari è assolutamente inutile
e non prevista dalla normativa.
Per
le seconde l’alternativa è già scritta nella legge 21 gennaio 1994 n. 53 che
consente all’avvocato di notificare gli atti a mezzo del servizio postale
senza l’intermediazione dell’ufficiale giudiziario.
Il
ricorso all’ufficiale giudiziario diverrà marginale e, a fronte di questa
previsione, è da chiedersi se sia giustificabile, per informatizzare una
attività destinata – si ripete – a divenire marginale, una spesa di varie
decine di milioni di euro. Perché gli uffici notifiche devono attrezzarsi
partendo, allo stato, dall’anno zero o quasi.
Dove,
in ogni caso, trovare le risorse per informatizzare gli uffici nell’attuale
momento di contrazione della spesa pubblica?
La
scelta, comunque, è politica e di opportunità.
Qui,
però, si ribadisce che una migliore soluzione sta nel potenziamento delle
attività esecutive che devono fare dell’ufficiale giudiziario un vero
imprenditore con il suo <<score>> dei tempi di sfratto, di efficacia
e rapidità nell’eseguire i pignoramenti”.
L’impostazione
della problematica è semplicemente capziosa. Sono decenni che gli ufficiali
giudiziari chiedono la loro riforma, anche in senso “privatistico” o libero
professionale. I programmi elettorali delle due ultime compagini governative
hanno persino dedicato specifici paragrafi a questo tema. E’ a tutti noto da
sempre che l’esecuzione civile nel nostro Paese sconta ritardi e inadeguatezze
senza uguali nel resto d’Europa. Non sono valse denunce ai tribunali
internazionali, non sono serviti convegni, commissioni, proposte di legge…
Solo
ora apprendiamo che qualcuno, al vertice del nostro ministero, si sta
appassionando alla nostra riforma. La cosa ci fa molto piacere. Ci farebbe ancor
più piacere se non avessimo il sospetto che
quel qualcuno stia soltanto cercando di non far abortire il “suo”
progetto di processo civile telematico.
Piacenza
8 dicembre 2004
Sergio
Tranquilli
Dirigente
UNEP Piacenza