UNIONE ITALIANAUFFICIALIGIUDIZIARI
di SERGIO TRANQUILLI'
“L’Ufficiale
Giudiziario con il cittadino, per il cittadino, dal territorio del Comune al
sistema globale”
La
riforma dello status dell’Ufficiale Giudiziario tra revisione del codice di
procedura civile e nuove tecnologie
E’
a tutti noto il vergognoso stato di abbandono nel quale versa l’esecuzione
civile in Italia.
E’,
forse, meno noto al grande pubblico, lo stato di grave disagio nel quale versa
la categoria degli Ufficiali Giudiziari. Inopportuno in questa sede introdurne le
cahier des doléances,
per non tediare i nostri ospiti ed i nostri interlocutori.
Vogliamo
invece svolgere alcune considerazioni sulle cause che hanno prodotto questo
stato di cose e proporre i rimedi.
Partiamo
da un dato incontrovertibile:
·
la domanda di giustizia in Italia si è enormemente dilatata. Basti
pensare che nel periodo 1976/1978 l’afflusso medio dei processi per i giudici
togati era di 655.924. Nel periodo 1993/1995 è salito a 1.273.137.
·
L’organico dei giudici
togati era di 7.202 nel 1980 e di 9.108 nel 1996. Di questi, 8.507 in servizio e
solo 7.677 in effettività di servizio negli uffici giudiziari. Di costoro 1.980
negli uffici requirenti e 5.692 nei giudicanti. Di questi ultimi: 2.283 addetti
alle funzioni civili, 1.289 alle promiscue, 2.120 al penale. I giudici di pace
sono 2.888. Ad essi sommiamo gli 8.507 giudici togati teorici. Fanno 11.385.
·
In Germania i soli giudici
togati sono 21.000. La durata media dei processi civili di primo grado è di 6,6
mesi. In Italia è di oltre 4 anni.
In presenza di tanta sproporzione, sono state pensate e realizzate misure
alternative per farvi fronte:
1.
le Camere arbitrali,
2.
le Camere di conciliazione,
3.
il tentativo obbligatorio di conciliazione nelle cause di lavoro,
4.
le sezioni stralcio,
5.
lo stesso Giudice di Pace.
Ma
esse non hanno prodotto alcun apprezzabile risultato, perché di fatto scontano
una totale soggezione e subalternità nei confronti della giustizia togata.
Basterebbe
allora aumentare adeguatamente il numero dei giudici togati! Ma il giudice
togato non vuole aumentare di numero, perlomeno, non vuole aumentare di numero
in modo sufficiente. Ne è il primo e più fiero oppositore temendo di perdere
forza e prestigio. Teme le assunzioni da categorie affini (avvocati, notai) che
inquinano e abbassano il livello culturale della corporazione.
Il
mito della giustizia togata, non solo
ostacola la diffusione della giustizia alternativa, ma è stato capace di
riproporre nel Giudice di Pace tutti i formalismi del processo civile ordinario,
creando l’ennesimo giudice ordinario con il guaio ulteriore di procedure
affidate a giudici non esperti.
Se
si avesse avuto il coraggio di infrangere il feticcio processualistico e della
giustizia togata poteva essere altrimenti. E proprio questo esorcismo occorre
attuare per sanare l’agonizzante stato della esecuzione civile.
C’è una categoria di funzionari, quella degli ufficiali giudiziari,
che è stata sottoposta ad un tale processo di burocratizzazione e di acritica
subalternità funzionale, operativa e finanche culturale nei confronti non solo
dei giudici, ma anche di tutti gli altri operatori del diritto. Essi sono stati
ridotti a poco più di semplici fabbricatori di timbri e firme su montagne di
carte. Umiliati e demotivati, rinunciano sempre più spesso ad esercitare i
pochi poteri di cui dispongono, sconsolati di dover utilizzare norme pensate più
di 50 anni fa per una società rurale e preindustriale.
Il
libro III del codice di procedura civile si occupa puntigliosamente
dell’espropriazione dei frutti pendenti e dei bachi da seta, si limita ad una
fuggevole allusione alle esigenze dell’azienda agraria (art. 531 3° comma);
ignora totalmente il fenomeno stesso dell’impresa; è distante anni luce dalle
problematiche connesse alle quote societarie, alle partecipazioni azionarie,
alle holding finanziarie.
Che
dire poi dei mezzi messi a disposizione degli ufficiali giudiziari. Meglio
stendere un velo pietoso.
Tanta
indecente, colpevole disinvoltura nel sottovalutare le inadeguatezze del
processo esecutivo civile, ha prodotto un fertile terreno per usurai,
truffatori, traffici illeciti di ogni specie ed appare fin sospetta. Essa,
comunque, va ad incrociarsi e a sommarsi con il tabù processualistico ed il
mito della giustizia togata.
Eppure nel programma di governo della compagine politica che nel 1996
vinse le elezioni è scritto:
·
Tesi n. 16 – Migliorare
i funzionari per migliorare la giustizia. Le nostre priorità sono:
professionalizzazione dell’ufficiale giudiziario. Il servizio dell’ufficiale
giudiziario deve essere rivisto in chiave libero professionale, considerandolo
un privato che esercita una pubblica funzione, in vista sia di economie di
bilancio, sia di miglioramenti del servizio.
Sappiamo
come è andata a finire!
Dopo
essere state presentate varie proposte di riforma della figura dell’ufficiale
giudiziario: Flick, Saponara, Parrelli, Palenzona, Taradash;
·
dopo una commissione di studio presieduta dal prof. Picardi che non ha
lasciato dubbi sulla scelta libero-professionale;
·
dopo tante disquisizioni sulla gravità dello stato della giustizia
civile e dell’inquinamento del mercato che da tale stato derivava;
·
dopo la declamata intenzione in consesso internazionale di introdurre
anche in Italia una revisione della figura dell’ufficiale giudiziario in senso
libero-professionale…
si
è approdati a tutt’altri lidi.
Tutto
ciò perché
l’esecuzione
civile in Italia non è mai diventata un problema politico pur rappresentando
una questione decisiva ai fini sociali e
politici.
E’ stata invece avviata una progressiva burocratizzazione della
categoria degli ufficiale giudiziari, divenendo essa stessa causa specifica di
crisi del processo esecutivo.
Con
un corso di riqualificazione della durata di poche settimane, gli ufficiali
giudiziari ultrasessantenni dovranno recuperare tutta la loro capacità
professionale e riacquistare la voglia di esercitare tutti i poteri delle loro
attribuzioni. I giovani, invece, vi rinunceranno progressivamente, scoraggiati
dalla inadeguatezza e dall’inutilità di un procedimento esecutivo ignaro
della nuova realtà socio-economica e presto anche da una asfissiante
gerarchizzazione nelle sedi di lavoro.
La nuova compagine politica che ha vinto le elezioni, il Polo delle
Libertà, nel suo programma di governo a pagina 51 paragrafo 3.2 dice
testualmente:
“L’Italia
viene ripetutamente condannata dall’Europa per la lentezza della giustizia
civile: una giustizia ritardata è molto spesso una giustizia denegata. Occorre
abbreviare la durata dei processi e rendere esecutive le sentenze. Occorre
rivedere il codice di procedura civile, oltre alle misure di efficienza della
macchina giudiziaria. Occorre ristrutturare il processo in modo da far
intervenire il giudice solo quando c’è bisogno della sua opera
giurisdizionale, prevedendo che la stessa attività istruttoria possa svolgersi
senza il suo coinvolgimento”.
Voi comprendete la portata innovativa e per certi versi rivoluzionaria
della promessa programmatica. Gran parte del processo esecutivo può e deve
essere affidato a professionisti già esperti della fase esecutiva.
D’altra
parte una simile soluzione è già nota alla procedura esecutiva immobiliare là
ove è stata affidata la vendita al notaio. Quest’ultimo, pur essendo estraneo
alla Magistratura, svolge un ruolo particolarmente significativo
nell’espropriazione immobiliare dal momento che viene ad essere deputato alla
fase più significativa del processo espropriativo: la vendita.
Logica
vorrebbe che se un estraneo alla magistratura svolge un ruolo così
significativo nella espropriazione immobiliare, ben potrebbe essere affidato
all’Ufficiale Giudiziario un ruolo parimenti rilevante nella procedura
espropriativa mobiliare. Anzi, non pare azzardato ritenere che tutta la
procedura espropriativa mobiliare possa essere gestita dall’Ufficiale
Giudiziario, demandando al G.E. il ruolo meramente contingente della decisione
sull’opposizione.
Gli ufficiali giudiziari sono chiamati ad essere all’altezza di
siffatto progetto, né possono sottrarsi a questo compito.
Essi
hanno però il diritto di chiedere alla nuova dirigenza politica di fare presto,
di far seguire subito fatti concreti alle enunciazioni di principio, di essere
coinvolti nel processo di rinnovamento, inserendo suoi rappresentanti negli
organismi che dovessero essere approntati per l’attuazione della loro riforma.
Intanto essi affidano alla valutazione dei nuovi responsabili politici il
progetto di legge delega che l’Associazione di categoria, l’UIUG, ha
giudicato più idoneo per l’introduzione della nuova figura di ufficiale
giudiziario.
L’auspicio è che non siano tradite ancora una volta le loro
aspettative che coincidono con quelle di tutta la società civile.
Piacenza
20 giugno 2001
Prof.
Avv. Luigi Alibrandi
Dott. Sergio Tranquilli
Associato
diritto penale commerciale
Dirigente UNEP
Università statale di Parma Tribunale di Piacenza
26 giugno 2001