UNIONE ITALIANAUFFICIALIGIUDIZIARI

CONVEGNO NAZIONALE UFFICIALI GIUDIZIARI A CHIETI 23 E 24 GIUGNO 2001

 di SERGIO TRANQUILLI'

“L’Ufficiale Giudiziario con il cittadino, per il cittadino, dal territorio del Comune al sistema globale”

 La riforma dello status dell’Ufficiale Giudiziario tra revisione del codice di procedura civile e nuove tecnologie

         E’ a tutti noto il vergognoso stato di abbandono nel quale versa l’esecuzione civile in Italia.

         E’, forse, meno noto al grande pubblico, lo stato di grave disagio nel quale versa la categoria degli Ufficiali Giudiziari. Inopportuno in questa sede introdurne le cahier des doléances, per non tediare i nostri ospiti ed i nostri interlocutori.

         Vogliamo invece svolgere alcune considerazioni sulle cause che hanno prodotto questo stato di cose e proporre i rimedi.

 Partiamo da un dato incontrovertibile:

·       la domanda di giustizia in Italia si è enormemente dilatata. Basti pensare che nel periodo 1976/1978 l’afflusso medio dei processi per i giudici togati era di 655.924. Nel periodo 1993/1995 è salito a 1.273.137.

·        L’organico dei giudici togati era di 7.202 nel 1980 e di 9.108 nel 1996. Di questi, 8.507 in servizio e solo 7.677 in effettività di servizio negli uffici giudiziari. Di costoro 1.980 negli uffici requirenti e 5.692 nei giudicanti. Di questi ultimi: 2.283 addetti alle funzioni civili, 1.289 alle promiscue, 2.120 al penale. I giudici di pace sono 2.888. Ad essi sommiamo gli 8.507 giudici togati teorici. Fanno 11.385.

·        In Germania i soli giudici togati sono 21.000. La durata media dei processi civili di primo grado è di 6,6 mesi. In Italia è di oltre 4 anni.

 

         In presenza di tanta sproporzione, sono state pensate e realizzate misure alternative per farvi fronte:

1.    le Camere arbitrali,

2.    le Camere di conciliazione,

3.    il tentativo obbligatorio di conciliazione nelle cause di lavoro,

4.    le sezioni stralcio,

5.    lo stesso Giudice di Pace.

Ma esse non hanno prodotto alcun apprezzabile risultato, perché di fatto scontano una totale soggezione e subalternità nei confronti della giustizia togata.

         Basterebbe allora aumentare adeguatamente il numero dei giudici togati! Ma il giudice togato non vuole aumentare di numero, perlomeno, non vuole aumentare di numero in modo sufficiente. Ne è il primo e più fiero oppositore temendo di perdere forza e prestigio. Teme le assunzioni da categorie affini (avvocati, notai) che inquinano e abbassano il livello culturale della corporazione.

Il mito della giustizia togata, non  solo ostacola la diffusione della giustizia alternativa, ma è stato capace di riproporre nel Giudice di Pace tutti i formalismi del processo civile ordinario, creando l’ennesimo giudice ordinario con il guaio ulteriore di procedure affidate a giudici non esperti.

         Se si avesse avuto il coraggio di infrangere il feticcio processualistico e della giustizia togata poteva essere altrimenti. E proprio questo esorcismo occorre attuare per sanare l’agonizzante stato della esecuzione civile.

 

         C’è una categoria di funzionari, quella degli ufficiali giudiziari, che è stata sottoposta ad un tale processo di burocratizzazione e di acritica subalternità funzionale, operativa e finanche culturale nei confronti non solo dei giudici, ma anche di tutti gli altri operatori del diritto. Essi sono stati ridotti a poco più di semplici fabbricatori di timbri e firme su montagne di carte. Umiliati e demotivati, rinunciano sempre più spesso ad esercitare i pochi poteri di cui dispongono, sconsolati di dover utilizzare norme pensate più di 50 anni fa per una società rurale e preindustriale.

         Il libro III del codice di procedura civile si occupa puntigliosamente dell’espropriazione dei frutti pendenti e dei bachi da seta, si limita ad una fuggevole allusione alle esigenze dell’azienda agraria (art. 531 3° comma); ignora totalmente il fenomeno stesso dell’impresa; è distante anni luce dalle problematiche connesse alle quote societarie, alle partecipazioni azionarie, alle holding finanziarie.

         Che dire poi dei mezzi messi a disposizione degli ufficiali giudiziari. Meglio stendere un velo pietoso.

         Tanta indecente, colpevole disinvoltura nel sottovalutare le inadeguatezze del processo esecutivo civile, ha prodotto un fertile terreno per usurai, truffatori, traffici illeciti di ogni specie ed appare fin sospetta. Essa, comunque, va ad incrociarsi e a sommarsi con il tabù processualistico ed il mito della giustizia togata.

         Eppure nel programma di governo della compagine politica che nel 1996 vinse le elezioni è scritto:

·       Tesi n. 16 – Migliorare i funzionari per migliorare la giustizia. Le nostre priorità sono: professionalizzazione dell’ufficiale giudiziario. Il servizio dell’ufficiale giudiziario deve essere rivisto in chiave libero professionale, considerandolo un privato che esercita una pubblica funzione, in vista sia di economie di bilancio, sia di miglioramenti del servizio.

 Sappiamo come è andata a finire!

Dopo essere state presentate varie proposte di riforma della figura dell’ufficiale giudiziario: Flick, Saponara, Parrelli, Palenzona, Taradash;

·       dopo una commissione di studio presieduta dal prof. Picardi che non ha lasciato dubbi sulla scelta libero-professionale;

·       dopo tante disquisizioni sulla gravità dello stato della giustizia civile e dell’inquinamento del mercato che da tale stato derivava;

·       dopo la declamata intenzione in consesso internazionale di introdurre anche in Italia una revisione della figura dell’ufficiale giudiziario in senso libero-professionale…

 si è approdati a tutt’altri lidi.

Tutto ciò perché

 l’esecuzione civile in Italia non è mai diventata un problema politico pur rappresentando una questione decisiva ai fini sociali e politici.

         E’ stata invece avviata una progressiva burocratizzazione della categoria degli ufficiale giudiziari, divenendo essa stessa causa specifica di crisi del processo esecutivo.

         Con un corso di riqualificazione della durata di poche settimane, gli ufficiali giudiziari ultrasessantenni dovranno recuperare tutta la loro capacità professionale e riacquistare la voglia di esercitare tutti i poteri delle loro attribuzioni. I giovani, invece, vi rinunceranno progressivamente, scoraggiati dalla inadeguatezza e dall’inutilità di un procedimento esecutivo ignaro della nuova realtà socio-economica e presto anche da una asfissiante gerarchizzazione nelle sedi di lavoro.

          La nuova compagine politica che ha vinto le elezioni, il Polo delle Libertà, nel suo programma di governo a pagina 51 paragrafo 3.2 dice testualmente:

L’Italia viene ripetutamente condannata dall’Europa per la lentezza della giustizia civile: una giustizia ritardata è molto spesso una giustizia denegata. Occorre abbreviare la durata dei processi e rendere esecutive le sentenze. Occorre rivedere il codice di procedura civile, oltre alle misure di efficienza della macchina giudiziaria. Occorre ristrutturare il processo in modo da far intervenire il giudice solo quando c’è bisogno della sua opera giurisdizionale, prevedendo che la stessa attività istruttoria possa svolgersi senza il suo coinvolgimento”.

          Voi comprendete la portata innovativa e per certi versi rivoluzionaria della promessa programmatica. Gran parte del processo esecutivo può e deve essere affidato a professionisti già esperti della fase esecutiva.

         D’altra parte una simile soluzione è già nota alla procedura esecutiva immobiliare là ove è stata affidata la vendita al notaio. Quest’ultimo, pur essendo estraneo alla Magistratura, svolge un ruolo particolarmente significativo nell’espropriazione immobiliare dal momento che viene ad essere deputato alla fase più significativa del processo espropriativo: la vendita.

         Logica vorrebbe che se un estraneo alla magistratura svolge un ruolo così significativo nella espropriazione immobiliare, ben potrebbe essere affidato all’Ufficiale Giudiziario un ruolo parimenti rilevante nella procedura espropriativa mobiliare. Anzi, non pare azzardato ritenere che tutta la procedura espropriativa mobiliare possa essere gestita dall’Ufficiale Giudiziario, demandando al G.E. il ruolo meramente contingente della decisione sull’opposizione.

          Gli ufficiali giudiziari sono chiamati ad essere all’altezza di siffatto progetto, né possono sottrarsi a questo compito.

       Essi hanno però il diritto di chiedere alla nuova dirigenza politica di fare presto, di far seguire subito fatti concreti alle enunciazioni di principio, di essere coinvolti nel processo di rinnovamento, inserendo suoi rappresentanti negli organismi che dovessero essere approntati per l’attuazione della loro riforma.

          Intanto essi affidano alla valutazione dei nuovi responsabili politici il progetto di legge delega che l’Associazione di categoria, l’UIUG, ha giudicato più idoneo per l’introduzione della nuova figura di ufficiale giudiziario.

          L’auspicio è che non siano tradite ancora una volta le loro aspettative che coincidono con quelle di tutta la società civile.

 Piacenza 20 giugno 2001

 Prof. Avv. Luigi Alibrandi                                    Dott. Sergio Tranquilli

Associato diritto penale commerciale                    Dirigente UNEP

Università statale di Parma                                    Tribunale di Piacenza

 

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