Libera professione 

I presupposti perché nel corso della 13^ legislatura si pervenisse finalmente alla revisione delle funzioni dell’ ufficiale giudiziario, prevedendo l’esercizio delle sue attribuzioni in senso libero professionale, c’erano tutti.

Ad iniziare dalla tesi n. 16 del programma di governo della Coalizione politica che nell’aprile del 1996 vinse le elezioni.

Sono state presentate varie proposte di riforma: Parrelli, Saponara, Palenzona, Flick e altri.

Da parte governativa è stata istituita una Commissione di studio guidata dal Prof. Picardi le cui conclusioni  hanno lasciato pochi dubbi sulla scelta libero-professionale.

Si sono svolti ampi dibattiti  sulla grave situazione della giustizia civile. Si è parlato di giustizia ignorata, di inquinamento del mercato nel quale l’usura e traffici illeciti traggono robusti motivi di sviluppo.

Esponenti esperti dei partiti di governo hanno in più occasioni rappresentato la necessità di riformare il processo esecutivo ed al suo interno di riformare anche  la “figura” dell’ufficiale giudiziario.

Si è giunti  perfino ad una sorta di proclama in consesso internazionale apparso come promessa  di rinnovamento e, per lo specifico contesto in cui è stato declamato, di definitiva volontà di giungere anche in Italia all’esercizio libero professionale delle funzioni di ufficiale giudiziario.

 In verità l’esecuzione in Italia non è mai diventata un “problema politico” pur rappresentando una questione decisiva ai fini sociali e politici.

 E’ stata così avviata una progressiva burocratizzazione della categoria degli ufficiali giudiziari, divenendo essa stessa causa specifica di crisi del processo esecutivo.

Oltre alla perdita di autonomia e di professionalità patiamo l’umiliazione dello sconsolante panorama nel quale  la cosiddetta contrattualizzazione ci sta proiettando. Con un corso di riqualificazione della durata di poche settimane, gli ufficiali giudiziari  ultrasessantenni dovranno recuperare tutta la loro capacità professionale e riacquistare la voglia di esercitare tutti i poteri delle nuove attribuzioni.

I giovani, invece, vi rinunceranno progressivamente, scoraggiati dalla inadeguatezza e dall’inutilità di un procedimento esecutivo ignaro della nuova realtà socio-economica e presto anche da una asfissiante gerarchizzazione nelle sedi di lavoro.

Potenza del sindacato e dell’apparato di sottogoverno! Capaci  di garantire la pax sindacale ed il complesso funzionamento della macchina burocratica. Autoreferenzialità doppiamente perniciosa:

 Ai nostri Colleghi Ufficiali Giudiziari affidiamo questi spunti di riflessione ed ai nuovi rappresentanti di governo chiediamo di far seguire i fatti alle enunciazioni di principio.

 Piacenza 30 maggio 2001

Dott. Sergio Tranquilli

Dirigente UNEP Piacenza