3/12/2002

 

 

          Cari colleghi, vorrei proporre un argomento di discussione sul quale gradirei conoscere delle opinioni diverse dalla mie, onde verificare il grado di interesse che questa problematica suscita all'interno della nostra categoria. Dico questo perchè la mia esperienza personale è stata finora molto negativa al riguardo: in pratica, ogni volta che ho provato a sollevare questo argomento nel corso di riunioni sindacali, ho trovato scarsissimo se non inesistente riscontro, sia da parte dei colleghi, sia da parte dei sindacati. 

 

A mio avviso, questo è un gravissimo errore, foriero di conseguenze negative a catena, che ora mi premurerò di illustrarvi. Innanzitutto, la mancanza dell'orario di lavoro, è un'assurdo logico dal punto di vista storico, in quanto praticamente tutte le categorie di lavoratori dipendenti (in realtà, noi, attualmente, non siamo nè lavoratori dipendenti, nè autonomi, siamo in una posizione mediana tra queste due categorie, ambiguità che spero prima o poi si risolva nell'uno o nell'altro senso,perchè, a mio avviso, questa situazione indefinita, determina molti dei disastri e dei scompensi che affliggono la nostra attività), hanno un orario di lavoro, il quale e' una garanzia fondamentale; infatti,la predeterminazione di un orario di lavoro massimo, è stata la prima grande conquista  della storia del movimento sindacale, come tutti sanno: evidentemente una ragione c'è, per combattere,lottare, ed ottenere tanto. Non e' pensabile che tutti gli altri lavoratori, sono dei fessi perchè hanno lottato tanto per per ottenere questo impaccio dell'orario, mentre gli unici dritti siamo noi:una affermazione del genere sarebbe un'offesa all'intelligenza, per cui, secondo me, non esiste persona di buon senso che voglia sostenere ciò.  

 

A mio avviso,dal punto di vista giuridico, la mancanza dell'orario di lavoro, presenta dei profili di incostituzionalità, per cui ci sarebbero gli estremi per chiedere una pronuncia della Corte a tal riguardo (non so se qualcuno lo ha già fatto, e come è andata). Avere un orario,significa riconoscere il fatto che l'uomo non e' un robot, per cui la prestazione lavorativa (qualunque essa sia), deve avere dei limiti massimi di durata. Non avere un orario significa essere esposti a lavorare anche 14-15 ore al giorno; significa che nella determinazione delle piante organiche (siccome l'orario è un parametro fondamentale per fissare i carichi di lavoro), e' possibile stabilire arbitrariamente, e discrezionalmente, i carichi stessi,per cui, così come è stato fatto un pò dappertutto, sotto la pressione delle esigenze di bilancio, si sono abbassate artificiosamente le dotazione organiche degli uffici Unep( potendo giostrare a piacimento, sugli orari), determinando una situazione di pesante sovraccarico di lavoro con tutte le conseguenze negative che sappiamo, a tutti i livelli (tecnico- amministrativo, psicologico, giuridico): atti notificati in ritardo o all'ultimo momento,, atti scaduti,incremento esponenziale degli errori e delle disfunzioni,  situazione di stress lavorativo che determina un peggioramento del clima psicologico negli uffici Unep,  conflittualità, tensioni nei rapporti interpersonali, ricorso in maniera massiccia a part-time, aspettative,indennità di malattia, ecc.  .

 

 Tutto ciò sta puntualmente accadendo (ne sono testimone diretto nel mio ufficio Unep, ma penso sia lo stesso altrove, e ho precisi riscontri a tal proposito), e questo non giova certo alla nostra attività e al nostro lavoro. La questione dell' orario e' un elemento centrale, perchè attorno ad esso ruota tutto cio' che ha a che fare con la nostra riqualificazione, e il nostro futuro: o continuare come è stata fatto finora perseguendo soltanto obiettivi di carattere quantitativo, oppure imboccare una strada nuova e diversa, complementare rispetto agli obiettivi di carattere monetario e quantitativo, ossia puntare alla qualità del lavoro, e ad una riqualificazione professionale, sociale, psicologica, della nostra attività.


Raimbow, Ufficiale giudiziario B3, Unep Torino

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