UNIONE ITALIANA UFFICIALI GIUDIZIARI
E-mail : antoninoschepis@tiscalinet.it - Segretario Amministrativo
“ L’Ufficiale Giudiziario con il cittadino, per il cittadino, dal territorio del Comune al sistema globale “ - “ LA RIFORMA DELLO STATUS DELL’UFFICIALE GIUDIZIARIO TRA REVISIONE DEL CODICE DI PROCEDURA CIVILE E NUOVE TECNOLOGIE “
Relazione
del Segretario Nazionale Amministrativo Dr.
Antonino Schepis
Chieti,
23/24 giugno 2001 Aula
Magna Università di lettere G. D’Annunzio Campus
Universitario Colle dell’Ara
Per prima cosa
desidero esprimere un vivo ringraziamento agli illustri ospiti che
con la loro presenza ed il loro intervento hanno voluto qualificare questo
Meeting
e la categoria degli Ufficiali Giudiziari : rivolgo a tutti i colleghi e gli
ospiti
qui presenti un cordiale saluto.
Un
affettuoso saluto e ringraziamento rivolgo ai colleghi Francesca Bibbò e
Vincenzo Castellano che hanno saputo organizzare egregiamente questo Meeting,
che consente di riunire gran parte della categoria con una partecipazione
interessata e numerosa.
Sembra
una continuazione del Meeting di Vasto del 14/03/1999, per l’efficienza
dell’organizzazione, per la regione ospitante ( l’Abruzzo) e per gli
organizzatori ( a Vincenzo Castellano si è aggiunta la Francesca Bibbò).
Un
ringraziamento al Sindaco e al Consiglio Comunale di Chieti che hanno
contribuito notevolmente all’organizzazione: comunque, i ringraziamenti vanno
e tutti coloro che hanno partecipato alla organizzazione del Meeting ed alla sua
ottima riuscita.
E’
con grande soddisfazione che partecipo a questa importante assise, alla presenza
di un pubblico numeroso ed attento mentre viene trattato un tema suggestivo per
la categoria degli Ufficiali Giudiziari, tema indicato in modo chiaro nel titolo
“ La riforma dello status dell’ Ufficiale Giudiziario…”
Un
tema che per la sua attualità, per la sua valenza giuridica e la sua rilevanza
sociale, vede particolarmente impegnata l’associazione dell’UIUG,dai
componenti la segreteria nazionale, al comitato centrale, ai soci, simpatizzanti
etc…
La
riforma dello status giuridico dell’Ufficiale Giudiziario, da tutti ritenuta
ormai necessaria ed improcrastinabile, ha dapprima impegnato l’intera
categoria,che si è dimostrata interessata, dividendola però successivamente
sul tipo di cambiamento.
Le
posizioni si sono evidenziate in
modo chiaro: vi è la contrapposizione tra chi sostiene dal punto di vista
organizzativo la piena autonomia degli Uffici Unep e chi vedrebbe
l’integrazione con gli altri Uffici.
Oggi
alla luce di un contratto integrativo voluto da tutte le organizzazioni
sindacali, ma respinto da tutta la categoria, e vista la continua disgregazione
degli Unep avvenuta negli ultimi anni, è necessario accelerare i tempi della
riforma: E’ URGENTE CONCRETIZZARE IL CAMBIAMENTO!!!
E’ questo il tema del Meeting ed a questo si attiene il mio intervento e la mia relazione.
Per
parlare di cambiamento è necessario ripercorrere in maniera sintetica la storia
passata e quella recente dell’Ufficiale Giudiziario.
E’
sufficiente partire dalla storia relativamente recente, quella che nasce in
Francia in epoca precedente e durante la Rivoluzione Francese: l’Ufficiale
Giudiziario veniva chiamato “ Usciere di Giustizia “. Una denominazione poco
gradita!
E’
un soggetto organizzato come un libero professionista, che mantiene un pezzetto
di potere pubblico.
In
Italia si deve fare la distinzione prima e dopo il 1900.
Per
tutto il secolo passato prima di questa data l’Ufficiale Giudiziario si
chiamava “ Usciere “: egli era sì un ausiliario di giustizia, ma anche un
privato addetto in maniera stabile all’ordine giudiziario ( così veniva
definito all’epoca).
Si
sviluppava un esercizio privato di pubbliche funzioni.
L’Usciere
aveva una propria ed autonoma organizzazione, svolgeva a proprio rischio la
professione,assumendo anche personale e veniva retribuito con i proventi versati
dai richiedenti: era in pratica il modello francese in linea con una concezione
privatistica del momento.
Dopo
il 1900, con l’affermarsi della scuola tedesca e della concezione
pubblicistica del processo,” l’Usciere “ veniva denominato
“ Ufficiale Giudiziario “.
Dietro
il mutamento terminologico vi è il mutamento dello status dell’Ufficiale
Giudiziario, che, abbandonando il modello francese, si trasformava in un
pubblico funzionario.
L’Ufficiale
Giudiziario non veniva più considerato autonomamente, ma insieme al Giudice o
al Cancelliere, costituendo tutti insieme l’organo complesso del Tribunale.
Prendevano,peraltro,consistenza
le rivendicazioni degli Ufficiali Giudiziari dell’epoca, che volevano elevare
il loro livello, considerato troppo basso, non era nemmeno gradito il nome di
“ Usciere “, e, quindi, per la sicurezza dello stipendio e del posto di
lavoro, richiedevano l’equiparazione all’impiegato civile dello stato.
Mentre
questo avveniva in Italia, in Francia,invece, si continuò con il vecchio nome
di “ Usciere “, rimanendo non solo un privato, ma accentuando il carattere
di privatizzazione con una propria organizzazione, un proprio rischio, svolgendo
pubbliche funzioni.
L’
accentuazione del carattere libero-professionale ha favorito la costituzione di
società civili professionali, ha elevato la preparazione ,perché per
l’accesso alla professione è richiesto un diploma universitario, più un
corso di tre anni ed un concorso: cioè una superspecializzazione.
All’Ufficiale
Giudiziario francese vengono assegnate ulteriori funzioni, come quella dei
verbali di constatazione, dei verbali di accertamento preventivo, la riscossione
dei crediti, in alcune cause le funzioni di Avvocato (quelle presso i Tribunali
Commerciali ).
Si
è sviluppata una organizzazione di tipo manageriale che ha portato notevole
efficienza.
Invece,
in Italia siamo progressivamente andati verso la configurazione del pubblico
ufficiale quale pubblico impiegato, inquadrato in diverse qualifiche,con una
burocrazia interna all’ufficio.
La
situazione è che in Francia il processo esecutivo funziona benissimo, e, con la
riforma ultima della legge, quasi tutti i poteri sono stati attribuiti
all’Ufficiale Giudiziario.
L’
Ufficiale Giudiziario francese viene indicato a modello in moltissimi altri
paesi, parecchi dei quali hanno realizzato la riforma ed altri sono in procinto
di farlo.
In
Italia, invece, la figura dell’Ufficiale Giudiziario è confusa: le
organizzazioni sindacali, sulla spinta di una parte della categoria, ha marciato
verso la statalizzazione senza, peraltro, raggiungerla a pieno.
Si
è ottenuto l’effetto contrario, in quanto,la tendenza verso le
privatizzazioni,ha portato ad una spoliazione di funzioni che sono state date ad
organizzazioni private,peraltro, non supportate da adeguata specifica
preparazione in materia..
In
Italia si è voluto inserire gli Unep nei mutamenti della disciplina del
pubblico impiego, creando con il contratto integrativo una profonda e grave
incertezza sul futuro organizzativo degli uffici e sulle specifiche funzioni
degli Ufficiali Giudiziari.
Questo
tentativo di statalizzazione, per fortuna non ancora a pieno realizzato dalle
organizzazioni sindacali ( la mancanza di norme di raccordo rendono ancora
valido l’ordinamento ), tende a concretizzare una burocratizzazione degli Unep
in grado di minare alla base l’autonomia funzionale, già compromessa dallo
spoglio di funzioni, che sono stati assegnati a soggetti privati che non
esercitano istituzionalmente una pubblica funzione.
Questo
risultato è la conseguenza di un vuoto normativo di oltre trent’anni,
favorito dalla continua disattenzione riservata dall’Amministrazione, dagli
studiosi e dai tecnici del diritto all’ Ufficiale Giudiziario , non ritenuto
probabilmente adeguato a svolgere più rilevanti funzioni, relegandolo al ruolo
di semplice esecutore di attività delegate.
Questa
tendenza appare sempre più evidente, confermata ed aggravata dai vari
interventi in materia di servizi di giustizia e, specificatamente, in materia di
riforma dell’esecuzione civile, che tendono ad escludere l’Ufficiale
Giudiziario da quello che dovrebbe essere il suo compito istituzionale,delegando
importanti funzioni del processo di esecuzione ad altri.
Siamo
giunti ad una svolta! Bisogna fare una scelta tanto coraggiosa, quanto
necessaria ed indilazionabile: abbandonare l’Ufficiale Giudiziario
nell’alveo dell’impotenza, anticamera della fine, riconvertendolo in
un semplice burocrate della organizzazione amministrativa della
giustizia, oppure riqualificarlo, affidandogli nuove funzioni, più importanti
attribuzioni, che ne esaltino la professionalità e la competenza, assicurata
sia dal titolo accademico che dal
bagaglio di esperienza maturata nell’effettivo esercizio delle funzioni
esecutive.
Abbiamo
il dovere di produrre un grande sforzo interpretativo che porti a riconsiderare
la competenza e le funzioni dell’ Ufficiale Giudiziario anche nell’ottica
del processo di integrazione con l’Europa in atto.
Questa
materia, finora trascurata, ha adesso bisogno di adeguate risposte per
l’inserimento nel mercato europeo, ove si sviluppa la libera circolazione di
persone, di merci, di servizi, ove la realizzazione in concreto del diritto è
un dovere civile a cui il nostro ordinamento non si può sottrarre.
Come
già avvenuto in altri paesi europei ( Francia, Belgio, Olanda,alcuni paesi
dell’est etc…) alla acquisizione di un adeguato livello di professionalità,
si devono fare corrispondere più adeguate funzioni sia nel processo esecutivo
che in quello della creazione di pubblica documentazione.
Una
riforma organica dei poteri e delle attribuzioni dell’Ufficiale Giudiziario
consentirebbe
di ridisegnare l’intero processo di esecuzione,che, conclusa la fase
strettamente giurisdizionale, potrebbe vedere l’Ufficiale Giudiziario titolare
dell’intera fase amministrativa di realizzazione del credito.
Un
grande sviluppo dovrebbe ricevere l’attività di pubblica
documentazione,estendibile a tutti i fatti documentati anche a richiesta di
parte, come gli atti di conciliazione fra le parti da fare valere come titolo
esecutivo, la constatazione dello stato dei luoghi, degli immobili o
dell’esistenza dei danni, ricezione di atti di asseverazione e di perizie,
rilascio di copie e di estratti di documenti.
Si
tratterebbe di un soggetto nuovo in Italia, in un nuovo processo esecutivo,al
passo con i tempi ed in linea con l’Europa, che sappia essere garante per i
cittadini della effettiva realizzazione del credito in tempi che non ne
vanifichino l’essenza, in grado di garantire un servizio produttivo ed
efficiente nello stesso tempo, e capace di coniugare le esigenze di terzietà
con quelle di agilità e speditezza.
Mi
auguro sia ormai esaurita la spinta verso la statalizzazione, che
inevitabilmente ci farebbe percorrere la via del tramonto verso l’estinzione
della categoria.
Bisogna
fermare l’attività di altre organizzazioni che, spacciandoli per successi, ci
presentano risultati che nessun Ufficiale Giudiziario vuole.
Non
affidiamo il nostro destino ad altri: è nelle nostre mani, nelle nostre scelte!
Uniti
potremo proporci all’Amministrazione più forti.
L’UIUG
è nata per questo, ha svolto una incessante
e difficile attività di sensibilizzazione, dovendo lottare contro gli
oppositori, non sempre sereni e democratici, contro le diffidenze,
l’indifferenza, inizialmente, per le poche adesioni, con scarse possibilità
economiche, e, quindi, grandi sacrifici dei pochi promotori e sostenitori.
Questo
lavoro incessante ha fatto aumentare notevolmente negli ultimi tre anni i
consensi.
Oggi
l’UIUG è una
associazione riconosciuta ed apprezzata a livello nazionale ed
internazionale, in fase di ulteriore crescita ed in procinto di vedere
realizzato l’obiettivo della riforma.
Negli
ultimi anni i Ministri della Giustizia che si sono succeduti hanno dichiarato la
volontà politica di concretizzare la riforma degli Ufficiali Giudiziari in
senso libero-professionale ( disegno di legge Flick, riproposto dall’On.
Diliberto e presentato al Comitato Permanente Internazionale di Parigi del
25/11/1999 dall’On. Maretta Scoca).
Adesso
al nuovo Governo, al nuovo Ministro della Giustizia, agli On.li Sottosegretari
delegati, ai Direttori Generali che verranno incaricati si chiede di dare
definitiva attuazione ad una riforma che non è più rinviabile.
Rivolgo
un accorato invito a tutti i colleghi B3
e C1, senza distinzione, ad appoggiare la riforma, e alle organizzazioni
sindacali a non ostacolarla: una grande responsabilità incombe in loro per la
futura sopravvivenza della categoria.
Grazie per l’attenzione e un cordiale saluto a tutti.
Antonino
Schepis
La presente relazione non è stata presentata al convegno per lasciare spazio agli interventi tecnici. Una scelta sofferta e responsabile di una persona che nell'associazione ha sempre messo al primo posto l'interesse della categoria.
grazie Nuccio. Angelo
dal 27/6/2001