Associazione di studio, formazione e informazione per la valorizzazione della figura dell'ufficiale giudiziario

Ill.mo Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati Milano

 

                           Avendo avuto notizia (de relato), che in una recente trasmissione

R.A.I  dedicata alla giustizia (dovrebbe trattarsi dello speciale del T.G.1), Ella abbia utilizzato, riferito agli Ufficiali Giudiziari, parole tipo “bisogna eliminarli” o “sono una casta”, permetta l’invio della presente.

Ecc.mo Sig. Presidente:

in primis, se il tutto corrisponde a verità, debbo dirLe che l’uso (pure televisivo) di tale verbo è intrinsecamente ed esteticamente infelice come, sono certo, Lei stesso converrà.

Triste e infelice a chiunque riferito.

Come in un lampo, poi, sopraggiunge il superlativo, allorquando la stessa espressione investe dei rappresentanti dello Stato e in specie di quella parte di esso che è la Legge. Per non dire del fatto che, trattandosi di una categoria (esattamente come quella di Sua appartenenza), non credo che né io né Lei abbiamo titoli e/o elementi tali per poterli definire tutti in una parola. E’ gia difficile, oggi più di ieri, definire una sola personalità, figuriamoci un’insieme.

In secondo luogo, se dalla Sua postazione privilegiata, Ella vede sciogliersi i guai della giustizia italiana (o milanese), nello status o funzioni o nell’esistenza della categoria degli Ufficiali Giudiziari, chi Le scrive ne rispetta, evidentemente, la visuale, invitandoLa soltanto ad una più accurata e attenta riflessione in materia.

    Sig. Presidente, lo scrivente vorrebbe che Lei avesse ragione, per il bene nazionale.

Per davvero i decennali problemi della giustizia italiana potrebbero trovare soluzione nello spazio di un mattino.

Certo, biasimandoci e biasimando tutti, in specie i luminari del diritto in uno con gli ingegneri dei meccanismi processuali, così tanto illuminati quanto distratti al punto da non accorgersi che la soluzione era li: “ictu oculi”.

Decenni, centinaia di menti e quintali di inchiostro (il nostro Paese è l’unico in Europa che conta più commissioni parlamentari di riforma dei codici che allenatori della nazionale),  tutti presi a lavorare con guanti, pinze e chiavi, sullo studio delle soluzioni più consone a una società c.d. civile. Migliaia di proposte, fra le quali, guardi un po’, anche quella di ridurre sostanzialmente le possibilità, de iure e de facto, delle mille e mille forme di ricorsi, opposizioni e controricorsi in titolo ai Suoi colleghi. Tanto più bravi, spesso, quanto più capaci di ritardare all’infinito milioni di processi: cognitivi ed esecutivi, civili penali e amministrativi. Il tutto Sig. Presidente, semplicemente, utilizzando con acume commi e capoversi. Forse Sig. Presidente è triste l’intera società nella quale viviamo, e il demerito di ciò credo sia un po’ di tutti i componenti: siano essi Ufficiali Giudiziari, Avvocati, Legislatori o Idraulici.

Riguardo alla “casta”, Le assicuro che: ufficiali giudiziari si diventa per concorso e non per nascita.

Circa poi i privilegi, dalla condizione di casta, naturalmente derivanti, Le consiglio la lettura di un paio di articoli, di cui uno in citazione: il 36 del D.P.R. 115/02, co. 4° (la richiesta, con l’indicazione della data, può farsi solo per atti in scadenza nello stesso termine per espressa disposizione di legge o per volontà delle parti), sono certo non Le sfuggirà la sottolineatura atta ad indicare la netta equiparazione fra la Legge del Popolo Sovrano e la “casta” volontà delle parti; e il 519 e 513 c.p.c. veri e propri santuari del potere delle parti in sede esecutiva e al contempo suggello della inciviltà di cui è permeata buona parte della codicistica contemporanea. Li rilegga Sig. Presidente, si ricrederà senz’altro sulla nostra appartenenza a una casta.

Solo nell’anno appena trascorso, Sig. Presidente, non vi sono stati morti ammazzati fra le fila degli ufficiali giudiziari, feriti si, come in guerra! Ma ancora tutto più doloroso, perché vissuto in terra e in tempo di pace. Perché spesso ci spara una “inaudita altera parte”. Non Le sembra tragicomico, Sig. Presidente, che ha sparare sia colui che la legge (rectius: civiltà), abbia ritenuto “giusto” tenere all’oscuro, e il colpito sia un luminoso rappresentante di una casta privilegiata?

Parole sacre quelle pronunciate dal Suo illustre e grande collega Enrico Ferri “la storia di Grecia e di Roma è storia moderna; quella antica è quella del medioevo”. Non vorrei che fra cento anni, un altro monumento della giurisprudenza pronunci le stesse parole riferite alla nostra epoca.

 

In Conclusione:

l’unico consiglio che mi permetto di darLe è il seguente: il Parlamento italiano (il luogo deputato a legiferare e a parlare, appunto), conta fra i componenti il più alto numero di Suoi colleghi che il Paese abbia mai conosciuto (particolare che credo non Le sia sfuggito, pregiata sia la Sua carica sia la sede ove Ella ne esercita le funzioni). Ebbene: manca di stile chi, pur avendo il potere di fare, ritiene doveroso minacciarlo.

Racconta una storia che lessi tanti anni fa, che in un paesino fortemente inquinato dalle fabbriche circostanti, ai cittadini furono donate gratuitamente  delle maschere antinquinamento per poter almeno uscire di casa qualche ora al giorno. Ebbene, vi era un Sindaco che organizzava battaglie di popolo, sostenendo che il problema più grave era dovuto proprio alle maschere, in quanto la maggior parte di esse avevano i fori senza retina.

Come vede Sig. Presidente, anche quello era un punto di vista.

Forse aveva proprio ragione Kant, quando diceva che: “il vero è l’intero”. Si rilegga pure quel testo, ci guadagnerà Lei, chi Le scrive e le categorie che rappresentiamo

Sig. Presidente qua mi fermo, La saluto col rispetto e il dovere che la sua carica mi impongono e che, per nesso e connesso, investe per primo Lei stesso.

 Alghero 02.07.04 

Absit iniuria verbo

Dr. Salvatore Saba

Dirigente U.N.E.P. Tribunale Alghero


4/7/2004

Caro Salvatore

  Ti ringrazio per aver difeso la categoria degli ufficiali giudiziari con lo stile e l'eleganza che ti contraddistinguono. Ho visto la trasmissione televisiva incriminata e ascoltato le espressioni ributtanti profuse da un tizio il cui sottotitolo diceva trattarsi del presidente dell'ordine degli avvocati di Milano.
Mi hai preceduto ed è stato un bene, perché tu hai dato di  fioretto laddove io avrei preferito impugnare il bazooka.
    Comunque, grazie
Ciano Santanocita, ex ufficiale giudiziario.