Relazione di Aldo Petrelli - UG Lecce: "La Vergogna dei corsi"
CORSI …PER DEMOTIVAZIONE
Il tempo ormai è scaduto, l’ora dei corsi di riqualificazione è arrivata, oggi si parte:
ü da tutti attesi, perché di fatto l’ammissione o meno ai percorsi formativi, ha posto un punto fermo nelle graduatorie finali per titoli ed anzianità;
ü da molti impugnati, osteggiati e criticati, perché i punteggi previsti ed assegnati per l’ammissione, lungi dal dare una chiara lettura delle professionalità e dei meriti esistenti all’interno della categoria, hanno creato solo scambi di accuse, malumori e fratture, (come se ve ne fossero poche);
ü dalla maggior parte ritenuti assolutamente inutili (almeno per i C2 e C3) ed inidonei a produrre gli effetti prefissati: la semplice partecipazione, guadagnata con i punteggi assegnati con un metodo impietoso e vergognoso, che non ha tenuto assolutamente conto dell’atipicità della categoria, sancirà il “salto nelle categorie superiori”; a meno che non si voglia prendere in seria considerazione il punteggio (10 punti) che sarà assegnato all’esito della discussione del “compito fatto a casa” durante il periodo di tirocinio -(nuova formula per assicurare la “par condicio” formativa e la pari opportunità per superare l’esame)-.
Questo è uno sfogo ed una riflessione generica, che mira solo al bene di una categoria a cui si vuole bene, e non intende minimamente attaccare le tante ed indiscusse professionalità a tutti i livelli, età ed anzianità, esistenti nella categoria: si ritrascrivono le regole che hanno determinato la situazione attuale e che di fatto hanno consentito, o no, l’accesso ai percorsi formativi:
§ un laureato, senza trent’anni di servizio, non può dirigere un Ufficio NEP;
§ un diplomato, con trent’anni di servizio è naturale dirigente di un Ufficio NEP;
§ non vi è nessuna differenza nella dirigenza di un ufficio con più di venti dipendenti (fino a 400), e la dirigenza di un ufficio con tre dipendenti;
§ per riqualificarsi C3 bisognerà per forza dirigere un ufficio con più di venti dipendenti ed essere disponibili al trasferimento;
§ per dirigere un ufficio, oltre al requisito dell’anzianità, è necessario non aver riportato condanne penali definitive negli ultimi due anni: poco importa se le condanne sono precedenti, o se attualmente si è sub iudice, o se si è stati sottoposti a provvedimenti disciplinari;
Non si è compresa l’esigenza di voler fare di tutta l’erba un fascio, come se le professionalità necessarie per svolgere l’uno o l’altro compito fossero le stesse: chi ha architettato questo diabolico sistema ha dimostrato di non conoscere niente della vita della nostra categoria.
A ben vedere, il vecchio Ordinamento dava più garanzie per la selezione e nomina dell’Ufficiale Giudiziario Dirigente: quanto meno richiedeva e teneva conto
Con questo nuovo metodo l’Amministrazione ha penalizzato e mortificato una parte dei suoi figli migliori, ai quali fino ad oggi è stato chiesto, con regolare nomina ministeriale
Ø di rappresentare l’Amministrazione ed interpretarne al meglio le direttive,
Ø di sostituirsi ad essa nel potere di coordinare, disciplinare, sindacare e sorvegliare il lavoro degli altri dipendenti,
Ø di eseguire ispezioni negli Uffici NEP,
Ø di essere “Parte Pubblica” nelle trattative sindacali che riguardano le problematiche UNEP,
Non costava nulla prestare attenzione a dette particolari situazioni di servizio espletate fino ad ora; nessun conoscitore dei servizi avrebbe avuto da ridire.
Ma tant’è, i giochi ormai son fatti.
Oggi, per la prima volta in Italia, (ma il Presidente Berlusconi non
lo sa) è stato applicato il nuovo art.
18 dello statuto dei lavoratori.
Da oggi, senza alcuna giusta causa – se non una dichiarata riqualificazione della categoria -, vengono messi in mobilità e mandati a casa tutti gli Ufficiali Giudiziari Dirigenti d’Italia: stiamo parlando di funzionari che sono stati tutti nominati dirigenti con formale provvedimento del Ministero della Giustizia, e dirigono gli Uffici NEP da diversi anni, senza alcun corrispettivo relativo alla carica.
Al loro posto verranno collocati – questa volta con pagamento del corrispettivo legato alla funzione -, gli Ufficiali Giudiziari più anziani d’Italia, sicuramente preparati ed all’altezza del compito, ma demotivati ed ormai prossimi alla pensione.
Forse, in fase di prima attuazione di una riforma che investe un così delicato settore della Giustizia, sarebbe stato più giusto, confermare nel ruolo di dirigenza degli uffici le professionalità già utilizzate; non c’era alcun bisogno di mortificare chi ha fedelmente servito lo Stato, o scombussolare le famiglie obbligando tutti ad uno scambio di sede.
Resta l’amaro in bocca.
Resta la certezza di aver fatto e dato tanto, ricevendone in cambio questo TFR.
Resta l’amarezza di dover cogliere il disappunto sul volto di tanti che fino a ieri erano ritenuti i migliori.
Resta la voglia di gridare e denunciare l’inutilità di questa farsa (sarebbe stata più dignitosa e meno dispendiosa una 312 bis - Laganà docet).
Resta l’esigenza di dire a tutti che si stanno spendendo soldi ( e quanti) inutilmente: se comunque l’Amministrazione aveva intenzione di perseguire la riqualificazione in detto modo, avrebbe potuto farlo presso le sedi delle singole Corti d’Appello (pagando solo lo stipendio, la missione ed il soggiorno ai componenti di 21 commissioni, e non anche a migliaia di persone)
Resterà la vergogna di assistere a discorsi sul “Toto-C3 con gratificante scambio finale” pur di non essere perdenti posto in casa propria.
Resta la profonda delusione di vedere una categoria che sulla carta si sta rivalutando, ma che sicuramente lo sta facendo
Ø a discapito, o non sempre all’insegna della professionalità,
Ø senza aver dato a tutti i suoi figli la possibilità di esprimersi al meglio,
Ø senza aver tenuto conto dell’atipicità dei servizi richiesti alla categoria.
In coscienza mi sento di poter dire che non sono stato io, e non sono stati i vari “Aldo Petrelli -perdenti posto” - a perdere il treno: -Aldo resterà sempre quello che è stato ed ha dimostrato di essere, anche se ormai sarà stanco di osservare sulla riva …il fiume che passa.
Mi sento invece di affermare con forza che
La Scuola di Formazione ed Aggiornamento del Personale dell’Amministrazione Giudiziaria di Genova svolgerà il proprio compito come sempre, con puntuale organizzazione e competenza: chi scrive è profondamente convinto che tutto ciò che serve per “formare” non è mai abbastanza, che bisogna investire sempre di più nella formazione, perché vi è sempre tanto da imparare, ma si è anche convinti che la semplice partecipazione ad un corso di dieci giorni non può sfornare automaticamente gli 80 Ufficiali Giudiziari Dirigenti previsti dalle nuove dotazioni organiche.
Gli Ufficiali Giudiziari Dirigenti C3 dovevano essere nominati CON UN REGOLARE CONCORSO che, nell’assegnazione dei punteggi tenesse conto
Ø 1)- del titolo di studio, compresi eventuali corsi di specializzazioni o perfezionamento;
Ø 2)- dell’anzianità di servizio;
Ø 3)- della dirigenza, senza demerito, di uffici con organico inferiore a venti unità;
Ø 4)- della dirigenza, senza demerito, di uffici con organico superiore a 20 unità;
Ø 5)- dello “status” di ispettore e del numero di ispezioni eseguite;
Ø 6)- degli eventuali provvedimenti disciplinari subiti;
Ø 7)- delle eventuali condanne penali;
Ø 8)- della situazione di permanenza nell’incarico di dirigente di un ufficio con più di venti unità, con la previsione della conferma in detto ruolo in caso di vincita del concorso.
In questa fase di prima attuazione di una riforma da tutti tanto attesa, che finalmente vede inquadrata la figura professionale dell’Ufficiale Giudiziario in varie posizioni economiche e funzionali, si sarebbe dovuto garantire un trasparente accesso alla dirigenza degli uffici e si sarebbe dovuto assicurare l’obiettiva presenza di due elementi fondamentali che devono convivere insieme:
· Anzianità di servizio che produce esperienza qualificata
· Titolo di studio e specifica qualificazione professionale
Solo la valutazione di entrambi gli elementi, l’assegnazione di un punteggio specifico alle situazioni di cui sopra e la partecipazione ad un vero concorso, avrebbero garantito le pari opportunità in un risultato finale.
E poi…..è mortificante assistere alla fine che si sta facendo fare alle nuove leve che, con la laurea nel cervello e nel cuore, avevano dato nuova visibilità e professionalità a tutta la categoria: si son visti tampinare, inseguire e raggiungere da …. professionalità legate ad altre competenze, sicuramente nobili e da riqualificare, ma che nulla hanno a che spartire con i compiti e la professionalità richiesta agli Ufficiali Giudiziari C1, se non un nome camuffato con sigle da schedina.
Chi ha avuto il coraggio di annullare una laurea con un semplice corso di riqualificazione, non ha capito nulla, e non conosce nulla dei servizi dell’Ufficiale Giudiziario: per riqualificare una categoria, non c’era bisogno di mortificarne un’altra.
Molti nostri uffici fino ad oggi si sono retti solo grazie al sacrificio, l’abnegazione e la collaborazione data da tutti, ai vari livelli, con il rispetto dei ruoli e delle competenze: si ha la netta sensazione che da oggi non sarà più così; temo che dagli “indecorosi scambi di frecciate al curaro tra colleghi giovani ed anziani”, si passerà ai fatti.
Una riqualificazione generalizzata di una figura professionale, che non rispetti i ruoli e le professionalità già acquisite, non serve a nessuno (è servita solo a portare nuove tessere a qualche sindacato): all’orizzonte si intravede la guerra nei servizi e la demotivazione a collaborare -tanto comunque la medaglia si dà a tutti-.
Oggi doveva essere un bel giorno “pien di speme e di gioia” per la categoria, ma ormai è offuscato dal “domani”, dalle centinaia di ricorsi presentati e dalle scelte fatte da chi sicuramente ha confuso la figura dell’Ufficiale Giudiziario, dei ruoli e dei servizi a lui demandati, con qualche altra figura.
Oggi doveva essere un giorno di vittoria per la categoria.
Oggi hanno vinto solo ……..…le tasche degli albergatori e ristoratori di Genova.
Lecce 15.04.2002
Aldo Petrelli
Dirigente Unep Corte d’Appello di Lecce