LETTERA APERTA

Al Signor Ministro della Giustizia Fassino

e per conoscenza al Presidente del Consiglio Amato.

Ill.mo Signor Ministro Fassino,

non ho avuto modo di incontrarla di persona, come invece, mio malgrado, è successo con Diliberto, persona che vorrei CANCELLARE DAI MIEI RICORDI, ma i fatti fino ad oggi incompiuti da questo governo ed in particolare da Voi Ministri della “INGIUSTIZIA” si è rivelata irrispettosa sia nei riguardi della categoria cui appartengo, sia nei confronti dell’elettorato che aveva premiato un programma politico ben preciso.

 Sono un cittadino nonché rappresentante nazionale dell’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari e come tale, mi amareggia costatare che nel comunicato stampa del 4/8/2000, tra i provvedimenti proposti per il settore giustizia non c’è traccia della riforma che riguarda gli ufficiali giudiziari, già annunciata e riannunciata in Italia e in Europa sulla trasformazione dell’Ufficiale Giudiziario in Libero professionista. Tale riforma elaborata dal ministero di grazia e giustizia, in armonia con quanto prevedeva il programma dell’Ulivo, fu ufficializzata nel maggio 1997, e successivamente nel marzo 98 fu riproposta dal ministro Diliberto, il quale invitò i sindacati a presentare entro un termine perentorio di 15 giorni eventuali osservazioni, prima dell’imminente iter parlamentare.

Quello che però trovo maggiormente sconcertante nel comunicato stampa è la conferma di ciò che pensavo: “In Italia le riforme si fanno solo quando c’è un morto, quando sono strumentalizzate, quando la stampa trova l’argomento di interesse pubblico e quando - la più importante - la voce dei “GIORNALAI” è forte” e tutto questo indipendentemente dall’interesse nazionale.

 Ritengo che la consapevolezza sulla crisi istituzionale della giustizia civile ed ancora più forte: la giustizia SOCIALE, che ha raggiunto la soglia della tolleranza “umana”,- tenuto anche conto che occupiamo i primi posti in Europa nella hit parade dell’inefficienza – dovrebbe far riflettere su quali sono le reali esigenze della collettività e i conseguenti provvedimenti che richiedono immediatezza e senso di responsabilità.

 Sento il peso della mia responsabilità di fronte ai colleghi che rappresento, per la mancata presentazione del disegno di legge delega, in quanto sono stato solo capace di offrire “illusioni” nate da una valutazione sbagliata : l’aver creduto che tra i politici esistesse un codice deontologico!

 Mi ritengo una persona pulita e onesta, e “IDEALISTA”. Idealismo, in questo contesto non sinonimo di sognatore, bensì inteso come profondo sostenitore del trasformismo sociale ed è per questo motivo che la mia delusione nasce dall’idea che mi sono fatto, a torto o a ragione, dei nostri politici maggiormente stimolati da un’ambizione egocentrica, che non da un genuino altruismo pronto ad accogliere i bisogni, della collettività o di un paese

Forse io ho peccato di ingenuità, ma qualcun altro si dovrà vergognare:

Le racconto brevemente la favola.

C’era una volta…. un disegno di legge che riguardava la trasformazione europea della figura professionale dell’Ufficiale Giudiziario in libero professionista, come già avvenuto in molti paesi europei, compresi quelli dell’Est e africani.

Flick capì l’importanza di questa riforma e ne fece una proposta che fu inserita nel programma dell’Ulivo.

Il progetto, grazie anche alla collaborazione del prof. Picardi, diventò un disegno di legge delega, che fu presentato alle sigle sindacali dallo stesso Ministro Flick. Era il mese di maggio 1997!

Il divieto di fumo, costrinse Flick a cambiare stanza, e la poltrona fu occupata da Diliberto.

Idem: il ministro ripresentò nel MARZO 1998 il disegno di legge delega alle sigle sindacali, concedendo un termine perentorio di 15 giorni, per presentare eventuali osservazioni.

La CISL rispose che era eccellente, la CGIL si rimetteva alla volontà politica, mentre la UIL, rappresentata da un certo Bosco, si dichiarava contraria, optando invece per una figura statale (preciso che il progetto prevede già l’opzione per gli ufficiali giudiziari in servizio tra: statalizzazione o liberalizzazione (ovvero staticità o dinamismo).

 A questo punto i quattro fogli passano nelle mani della sottosegretario Signora Scoca che, a sua volta ascolta i sindacati; passato un certo periodo il sottosegretario li riascolta, e decide, pare, di presentare il disegno di legge delega.

Nel frattempo questo disegno di legge è accolto con entusiasmo in Europa, in particolare nell’ambito dell’Unione internazionale degli Huissiers de Justice (che rappresenta 54 paesi) che chiede, tramite il sottoscritto, un appuntamento con il ministro. Metto dunque in moto la solita macchina delle conoscenze, e riesco a concordare con il Ministro un incontro con la delegazione italo/internazionale.

Il primo appuntamento saltò e fu messo a nostra disposizione lo staff tecnico del ministero. I Tecnici (magistrati) dichiararono che il Ministro era FORTEMENTE INTENZIONATO a portare avanti la riforma ed un nuovo appuntamento fu fissato per il 15/6/1999.

A questa data avemmo il privilegio di incontrare Diliberto di persona che ci dichiarò: “Sono fortemente determinato a portare al consiglio dei ministri il disegno di legge delega entro le prime sedute di settembre 99” Fu lui stesso ad imputare le cause del RITARDO alla discussione del giudice unico. In ogni caso fu cordiale ed accettò l’invito di recarsi a Parigi per una riunione internazionale.

Fu in quel periodo che il nostro entusiasmo addizionato a quello dei nostri colleghi europei, che videro finalmente un paese che stava per allinearsi al futuro europeo, quello della figura unica, quello della produttività e della circolazione del titolo esecutivo europeo, portò le nostre aspettative alle vette dell’ottimismo collettivo.

Ma il tempo passava, e, in una lettera diretta a “Caro Bosco (UIL) “ veniamo a sapere che il Ministro dichiarava, che per quanto riguardava gli Ufficiali Giudiziari, nessuna iniziativa prima del prossimo anno poteva essere presa..

Nonostante questo, nel mese di novembre 99, non avendo il coraggio di presentarsi di persona, Diliberto, delega la Scoca a presenziare al consiglio permanente dell’internazionale di Parigi. La Scoca in vacanza parigina “forzata”, fa un apparizione al congresso per rendere noto che la riforma sta per essere inoltrata nelle sedi parlamentari, e ritorna a casa.

 Cade il governo; Diliberto occupa ancora la sua poltrona, anche se la donna delle pulizie non ha spolverato quelle quattro carte, che sono poste nel cassetto in fondo a destra della sua scrivania.

Cambia però il sottosegretario, la Scoca va ad occupare un’altra poltrona, ed al suo posto entra in scena l’on .Maggi.

L’On. Maggi ci riceve e riconferma che la riforma sarà attuata e… riascolta i sindacati.

Cade il governo e stavolta il signor diliberto cede la poltrona, mentre il sottosegretario viene riconfermato.

Almeno non si dovrà ripetere tutto daccapo, pensiamo. Invece NO!

Il Ministro Fassino, toglie la delega per gli ufficiali giudiziari all’On. Maggi per consegnarla all’On. Li Calzi.

A questo punto, non ci arrendiamo e la signora Licalzi, dopo aver concordato un appuntamento con la nostra organizzazione (8 giugno 2000), ci fa ricevere da un responsabile della sua segreteria, il quale ci chiede candidamente il disegno di legge delega PER LEGGERLO.

Ma non è tutto! Anche se mi fermo qui.

Dopo sei anni di sensibilizzazione verso questa riforma, da parte dell’organizzazione che ho fondato, e da parte di chi, come me, lotta a colpi di convinzioni e di tanti sacrifici personali, familiari ed economici,   dopo poi aver ottenuto l’adesione al nostro progetto di molte forze dell’opposizione – le quali hanno capito che rappresenta una riforma puramente TECNICA e non politica - della classe forense (in perfetta armonia con le nostre idee), dei magistrati (che hanno intravisto la possibilità di essere sgravati da compiti puramente formali) e del Presidente della commissione giustizia del Senato (che ha elogiato pubblicamente la nostra iniziativa), ecc…ecc..ecc.., ci ritroviamo al punto di partenza.

Questa riforma a COSTO ZERO e generatrice di NUOVI POSTI DI LAVORO, rende la contraddizione politica ancora più vergognosa e mette in luce l’attitudine illogica del parlamento di trasferire ai privati funzioni storiche dell’Ufficiale Giudiziario:

-         alle Banche la riscossione coattiva di crediti erariali ;ecc…

-         agli avvocati la notifica per posta (controcorrente se si considera le “garanzie” che può avere un cittadino che ricevere una raccomandata chiusa e spedita dalla parte interessata, ed inoltre, non tiene conto che in Europa la notifica per posta sta per essere abolita)

-         ai Notai, che stante i loro “miseri” guadagni, hanno ottenuto per delega la titolarità di funzioni previste nel processo esecutivo (inconcepibile).

Quello che però è allarmante, è il sorgere di numerose agenzie di recupero credito, che grazie all’inefficienza della giustizia e di uno Stato complice, sta allargando la sua rete, al punto tale che sta diventando una seria minaccia per il cittadino, per “la giusta giustizia” per l’Europa e per l’ufficiale giudiziario.

 La mia rabbia nasce anche da una umiliazione “interiore”, quella cioè che ho provato ad Atene, a fine maggio c.a., in occasione del congresso dell’Unione internazionale in cui rappresentavo l’Italia, e al quale parteciparono altri 54 paesi.

Qualcosa nell’aria rivelava una sensazione di malessere: ci sentivamo emarginati, diversi, il nostro paese una volta di più veniva considerato inaffidabile. Nonostante tutta la buona volontà per recuperare una immagine positiva per la mia nazione, non sono riuscito a giustificare il mio governo che non rispetta gli impegni presi con l’elettorato. Non potevo neanche paragonarmi con i colleghi di alcuni paesi sottosviluppati, i quali hanno saputo capire, contrariamente a noi, l’importanza delle nuove tendenze, riuscendo a sensibilizzare i lori governi verso l’attuazione di tale riforma cosi importante e determinante per l’economia di ogni paese.

 Il SIGNOR Diliberto, ha saputo giocare con i nostri sentimenti, con il nostro tempo, con la nostra credibilità presso i rappresentanti stranieri - i quali avevano dimostrato la massima cortesia e disponibilità nei confronti dell’Italia - egli si è servito di noi per farsi pubblicità “ a costo zero” in campo europeo. Ci ha illuso sull’imminenza della presentazione del progetto, ma è riuscito a non dare un dispiacere ad un amico UIL, il quale ha osato, e con successo, interferire in questioni politiche, in scelte in cui i sindacati hanno il solo compito di tutelare i propri iscritti e non certamente quello di fare politica

 Signor Ministro,

L’Augurio che mi faccio è … (LA SOLITA SPERANZA, ECC…)

 Concludo il “MIO MALESSERE” pregandoLa di rispondere ad una delle due domande:

1)          Ha intenzione “SERIE” di attuare quanto promesso dall’Ulivo nonché da Flick, Diliberto, Scoca, Maggi ?

2)         In Romagna ci sono posti incantevoli, la invito a mie spese a cena da “Ciccio” dove si mangia del buon pesce. Sarà un’occasione per parlare di una favola italiana… senza un lieto finale poiché manca il protagonista buono.

Nell’attesa di una risposta o di un incontro, un Grazie di cuore, e la certezza che la risposta non sarà silenziosa.

Arcangelo D’Aurora

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