Cari…………colleghi…………………..nome dell’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari ringrazio tutti coloro che hanno accolto il nostro invito, ....

Sono pochi i colleghi che non hanno preso coscienza di quello che sta accadendo intorno al pineta ufficiali giudiziari e purtroppo, sono tanti coloro, esterni a questo settore, che non conoscono per nulla la situazione di pericolo che si trova il nostro paese nei confronti di paesi europei che sono già competitivi nel tutelare gli investimenti della collettività europea.

Questo convegno mira alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica nonché ai parlamentari che, oggi qui presenti, devono prendere coscienza di quanta disattenzione, c’è stata da parte del precedente governo che in malafede, con inganno e con la complicità di alcuni sindacati, non ha esitato a dare in Europa un’immagine di uno Stato da terzo mondo.

Questo continuo spoglio di funzioni, ha causato nell’Ufficiale Giudiziario una perdita della propria identità. Oggi si ritrova ad essere una figura concorrenziale con tutti: ufficiali esattoriali, comunali, messi di conciliazione, I.V.G., concessionari, banche, postini e voci incontrollate parlano anche di agenzie di recupero crediti.

Tutti ricordano uno degli ultimi convegni di Roma in cui la presenza di parlamentari di schieramento opposto si trovarono concordi nel definire la riforma di liberalizzazione della professione dell’Ufficiale Giudiziario come scelta europea indispensabile.

Dopo quel convegno tante cose successero, tante speranze sono nate e tante sono morte con un soffio di vento, tante delusioni, ed ho visto qualche sorriso sulla faccia di qualche personaggio appartenente alla classe degli ipocriti.

Cercherò di analizzare ora brevemente i motivi della mancata approvazione della riforma ed i motivi che hanno portato l'Ufficiale Giudiziario e gli Uffici NEP, a fornire dei servizi che, con eufemismo sono definiti non competitivi.

L’analisi che vi propongo si articola su tre punti chiave che influenzano in modo determinante il risultato, questi sono: leggi inadeguate, strutture UNEP inadeguate e la figura stessa dell’ufficiale giudiziario.

Lo scopo di tale analisi, è quello di far capire agli increduli della liberalizzazione quanto sia ineluttabile questa riforma e quanto rapidi dovranno essere i suoi tempi di esecuzione in modo da allontanare lo spettro dell’annichilamento di una figura professionale senza la quale uno Stato all’interno di un’Europa giovane e decisa non può collocarsi.

L'esecuzione forzata sia mobiliare o immobiliare che di rilascio, disciplinata da un codice superato dai tempi, non è solo insoddisfacente, ma è umiliante per tutti: Ufficiale Giudiziario, debitore, creditore, istante e sfrattando.

Per ogni UG realizzare un pignoramento fruttuoso è un'impresa, specialmente quando gli orari di lavoro dell’ufficiale giudiziario non coincidono con gli orari di riposo del debitore.

Una porta chiusa diventa una barriera insormontabile specialmente per un Ufficiale Giudiziario burocratizzato come quello italiano: Reperire un fabbro, contattare l'Avvocato per le spese, trasportare i beni pignorati in altro luogo, nominare un custode ed eventualmente chiedere l'assistenza della forza pubblica. E una volta fatto il pignoramento, il tutto passa nelle mani del giudice e delle case d’asta, che dopo millenni di attesa, quel credito cautelato diventa per il creditore un debito: vendite che a malapena realizzano le spese di esecuzione, vendite deserte, beni invenduti o vendite non compiute per sottrazione dei beni pignorati.

Per quel che riguarda lo sfratto, la situazione è peggiore.

In Italia non esiste una vera politica in grado di risolvere questo grave fenomeno.

Nel passato l’unica soluzione politica adottata era di impedire alla forza pubblica di assistere l'Ufficiale Giudiziario nell'esercizio delle sue funzioni.

Queste soluzioni, come quelle che si sono succedute hanno avuto come effetto quello di far innalzare i prezzi del mercato immobiliare, hanno imposto al cittadino proprietario il peso di dover sostenere sui propri investimenti la carenza dello Stato, e hanno prolungato l’agonia dello sfrattando senza dargli una un'alternativa a chi si troverà in mezzo ad una strada.

La soluzione al grave fenomeno sociale non è il rinvio, ma serve una legge capace di trasferire più poteri decisionali all’Ufficiale Giudiziario, sia nella formazione del titolo, attraverso accertamenti, che nella fase successiva dell’esecuzione.

L’Ufficiale Giudiziario è l’unico organo vicino alla realtà, tocca con mano i problemi del cittadino, la disperazione e l’esasperazione di chi, non solo subisce lo sfratto, ma anche di chi vuol rientrare in possesso dell’immobile di sua proprietà.

E’ inconcepibile che un inquilino che si chiude dietro le spalle una porta e butta la chiave in un fiume obbliga il proprietario, dopo lunghe attese per ottenere il titolo e l’esecuzione, a spendere e perdere diversi milioni per un semplice capriccio.

Casi come questi o contro chi di questa lungaggine riesce a trarne vantaggio sono tanti, e queste situazioni che purtroppo sono generalizzate insieme a chi veramente vive un dramma, provocano nel cittadino proprietario la paura di lasciare marcire i muri ma di non affittare più.

Ed è su questo che bisogna puntare per sbloccare il mercato degli affitti e degli investimenti.

Per questi motivi che in molti paesi europei non esiste il problema degli sfratti. Lo Stato garantisce in tempi rapidi l’esecuzione immediata dello sfratto per tutti i casi normali. In questo modo limita i casi che richiedono particolare attenzione da parte delle istituzioni.

Questa lungaggine nei processi esecutivi provoca la sfiducia del cittadino titolare di diritti il quale, sempre più spesso si affida alla "giustizia fai da te" con il conseguente proliferare di strane organizzazioni che, con sistemi più camorristici che giuridici, riescono a coniugare il recupero del credito con l’usura.

Questo è l’aspetto normativo. Per quanto riguarda le attrezzature credo che si possa dire poco perché in gran parte degli uffici NEP i pochi beni mobili sono una penna, un foglio bianco e una parola: VERGOGNA.

Per chi non è del settore, e tende a generalizzare, trova incomprensibile che con tutti i miliardi stanziati dallo Stato per l’informatizzazione dei servizi dell’amministrazione i nostri uffici sono da terzo mondo. Hanno ragione: molti sono gli uffici giudiziari dove i computer sono superiori al numero di persone che prestano servizio. Gli scantinati delle cancellerie sono colmi di attrezzature, ma per gli Ufficiali Giudiziari la situazione è diversa.

L’Ufficiale Giudiziario deve con una trattenuta del 3% sui diritti far fronte a tutte le spese necessarie per il buon andamento dell’ufficio. E come spesso accade, quando queste misere entrante non sono sufficienti ed in considerazione che le passività annuale vanno sanate dalle tasche dei dirigenti Ufficiali Giudiziari, non restano che due alternative:

- uno: elemosinare a banche e privati qualche computer da museo;

- due: aprire il proprio portafoglio e di tasca propria far fronte al necessario.

C’è chi, che come me, ha avuto la faccia tosta di chiedere un contributo al ministero, non si chiedeva la luna, ma una fotocopiatrice o beni di prima necessità. La risposta è stata sempre costante e scandalosa: " Non si può che esprimere parere negativo", e tutto questo mentre si utilizza denaro pubblico per finanziare accordi e convenzioni con i privati.

Ora mi rimane da analizzare la figura dell’Ufficiale Giudiziario:

- Non ha un orario di lavoro né gli è garantito un riposo settimanale.

- Usa il proprio mezzo per un servizio pubblico ed è rimborsato a tariffe politiche ridicole e tassate anche quando tali rimborsi sono inferiore alle spese vive.

- E obbligato ad operare in ambienti insufficienti e inadeguati per un servizio pubblico. E’ facile intuire i sacrifici cui è sottoposto il professionista per garantire un minimo di efficienza all’ufficio.

- Paradossalmente inoltre, l'Ufficiale Giudiziario è incentivato all’improduttività e punito sulla produttività, infatti è premiato sulla quantità di accessi, attraverso la trasferta, mentre non ha diritto ad un riconoscimento economico basato sulla qualità e la produttività delle prestazioni. Unica situazione al mondo.

- E’ una figura, unica nel suo genere all’interno dell’Amministrazione: ha responsabilità personali civili, penali, amministrativi, disciplinari, fiscali e patrimoniali al punto che non può essere immesso nelle funzioni se prima non versa una cauzione.

- Non è messo in condizioni di adempiere correttamente ai propri compiti amministrativi per mancanza di informazione che spesso arriva negli uffici attraverso i rilievi ispettivi.

Il quadro appena illustrato rappresenta solo una minima parte dei gravi disagi che affliggono gli uffici degli ufficiali giudiziari, ci vorrebbero giorni di discussione, ma il tempo a mia disposizione non me lo consente, e poi non desidero solo analizzare un passato da dimenticare, ma la mia aspirazione è di arrivare a istituzionalizzare una figura prestigiosa anche in Italia, che rappresenta l’unica vera scelta del nostro paese per risolvere gran parte dei mali che affliggono la giustizia civile italiana.

Perché una riforma così importante e necessaria è stata annunciata dal governo alle forze sociali, all’Europa come imminente e non ha raggiunto le aule parlamentari?

Forse il progetto presentava qualche carenza?

Il progetto, elaborato da una commissione presieduta dal Professor Nicola Picardi, docente di procedura civile di fama mondiale, è stato definito dagli esperti in materia, compresi i rappresentanti dell’Unione Internazionale des huissier de justice, come uno dei migliori statuto del mondo.

- E’ una riforma a costo zero e generatrice di circa 10.000 nuovi posti di lavoro.

- Consente una diminuzione della spesa pubblica di circa 1000 miliardi.

- garantisce efficienza nei servizi degli Ufficiali Giudiziari ed elimina le lunghe attese che sono ancora un problema irrisolto nei grossi centri.

Consente agli uffici giudiziari di poter utilizzare i locali destinati agli Ufficiali Giudiziari. Anche se in molti uffici,tali locali, potranno essere usati come ripostigli o cantine, perché solo gli Ufficiali Giudiziari hanno le capacità di sopravvivere in locali degni di animali da allevamento.

Elimina il grave fenomeno della mancata esecuzione dei titoli esecutivi, in quanto una organizzazione, come quella europea e con l’attribuzione di competenze formali, oggi assegnate ai giudici, accelererà il recupero con notevole risparmio di denaro per il cittadino, per l’avvocato.

Quindi questa riforma per ogni Stato rappresenta un ottimo investimento.

Forse non è piaciuta alla categoria degli Ufficiali Giudiziari?

Non credo, perché è una riforma che consente all’Ufficiale Giudiziario di riappropriarsi con esclusività di tutte le competenze scippate, e contemporaneamente di ampliare con nuove attribuzioni, anche più importanti di quelle tradizionali, come le funzioni delegate dal giudice e la formazione del titolo esecutivo.

Una riforma capace di ripristinare il vero dinamismo dell’Ufficiale Giudiziario , oggi appiattito da leggi di favore, contrari alla nostra natura e verso una figura sempre più statica.

Una riforma che consentirà ad ogni Ufficiale Giudiziario di operare nelle migliori condizioni di efficienza e con la consapevolezza che il lavoro non sarà vanificato dalla burocrazia ma ci sarà la certezza di portare a conclusione, e di persona, la procedura, a beneficio dell’utenza.

Una riforma che offre una dignità di informazione, che solo una figura libero professionale ha l’obbligo deontologico di curare sia sotto l’aspetto culturale che di aggiornamento. E questo per una maggiore competitività e per delle prestazioni eccellenti a beneficio sempre del cittadino e della comunità.

Una riforma che concederà una dignità economica, dove la produttività è direttamente proporzionale al beneficio economico e che finalmente farà cessare il falso assistenzialismo di oggi.

Allora, cosa è successo?

Una risposta chiara su quale era la volontà politica di chi ci ha governato fino a ieri, è nel quadro appena illustrato.

La risposta è che le nostre funzioni fanno gola a tanti, che hanno intravisto la possibilità di incrementare il proprio portafoglio senza fondo, a discapito della collettività, dell’Europa e calpestando la nostra dignità.

Il presidente Isnard, qui presente, ricorda ancora l’entusiasmo, dopo l’incontro con lo staff tecnico del ministero della giustizia e con lo stesso ex Ministro diliberto, nell’assistere ad un’Italia che si adeguava al resto d’Europa.

Un Ministro che arrivò sul punto quasi di scusarsi, nel giugno 99, per il ritardo della mancata presentazione del DDL e promise pubblicamente, anche tramite il sottosegretario Scoca a Parigi, della imminente presentazione del progetto nelle aule parlamentari.

Un Ministro, ed è la mia personale convinzione, il peggiore della storia italiana, non per quello che non ha fatto, ma per la falsità usata per raggiungere determinati obiettivi che nulla hanno di interesse nazionale.

Ha accontentato prima di andar via, le banche, concessionari, i notai che nulla hanno a che fare con la procedura civile e tramite l’altro ex Fassino ha accontentato anche le poste.

Tutto questo è stato giustificato nel seguente modo: Per dare efficienza ad un servizio pubblico.

E’ questa motivazione sintetizza la veridicità delle mie affermazioni.

Le banche, le poste ed a tutti coloro che hanno ricevuto funzioni di nostra competenza esclusiva hanno ricevuto o stanno per ricevere cifre da capogiro per questi servizi, mentre agli Ufficiali Giudiziari gli è stato negato persino la carta per la fotocopiatrice per poter far una copia per uso notifica.

Mi sembra abbastanza chiaro quali sono stati gli intendimenti: Provocare l’inefficienza negli uffici NEP per giustificare il trasferimento di funzioni.

L’invito quindi, che rivolgo alla categoria è la mobilitazione, perché se questo processo distruttivo della figura dell’Ufficiale Giudiziario dovesse continuare, come è successo in Austria, che sono rimasti in totale nudità di funzione e dove non è servito a questi ex colleghi abbassare le mani per coprire ciò che non c’era.

Non è nel mio stile fare certe riflessioni, ma è quello che mi sentivo di dire.

Sono convinto, che non tutto è compromesso, perché abbiamo dalla nostra parte l’Europa e la consapevolezza che la nostra idea non sarà mai una alternativa a questa situazione, ma è una questione di scelta di un paese che vuole progredire, di una figura che deve necessariamente seguire il binario europeo per raggiungere quel traguardo di competitività già raggiunto dai molti colleghi europei.

Ciò che mi preme trasmettere ai miei colleghi e che non mi sento un missionario della libera professione, anche se sono stato tra i primi promotori dell’idea.

Posso essere un divulgatore di un’idea, ma poiché ritengo la nostra una buona idea, la cosa peggiore che potrei fare è quella di imporla agli altri.

Nessuno dei nostri soci si è iscritto perché siamo diventati un gruppo rappresentativo, ma ho da sempre cercato di far capire che la libera professione dovrà essere una scelta consapevole ed individuale e non in base al convincimento di qualcuno.

E’ una questione di libertà che vuol dire anche assumersi le proprie responsabilità.

Dobbiamo inoltre imparare ad essere superiori per non commettere gli errori che altre categorie hanno fatto compromettendo l’obiettivo che si erano prefissato. Non bisogna assolutamente fare lo sbaglio che per poter fare il proprio bene, ci si riduce a pensare e ad agire in funzione del male per gli altri, come se si trattasse di una partita in cui per vincere occorre far perdere l’avversario.

La categoria merita di essere valorizzata perché abbiamo fornito prova di grande professionalità in circostanze ostili. Solo l’Ufficiale Giudiziario conosce l’applicazione dei principi freddi delle leggi;

solo l’Ufficiale Giudiziario sa di quanto difficile è dare umanità ad un bimbo che piange, ad una nonnina incatenata al suo letto, al padre che minaccia di buttarsi dalla finestra ed al delinquente che ti minaccia con un coltello.

Noi Ufficiali Giudiziari. Conosciamo bene la parola DOVERE. Siam finiti a volte ingiustamente sotto inchiesta, o siamo finiti all’ospedale, ma non un solo caso di assenteismo si può registrare nella storia della categoria per non dire delle ferie quasi spesso mai godute completamente. E tutto questo senza rinnegare il nostro lavoro, ma sentendoci orgogliosi di essere Ufficiali Giudiziari.

Quindi nessuno potrà mai dubitare sulla nostra professionalità, ma non possiamo trascurare che questo inizio di secolo racchiude delle innovazioni tecnologiche che fra qualche anno, sicuramente, avranno capovolto il modo normale del vivere e di lavorare. Questo rientra nel progresso, nell’evoluzione umana cui noi non possiamo sottrarci.

Ed è su questo che individualmente ognuno di noi deve cominciare a rinnovare la propria cultura, il modo di pensare e di operare.

L’importante è di non commettere l’errore di delegare a terzi il nostro destino perché siamo in grado da soli di portare al traguardo la nostra idea, perché la nostra professionalità ha raggiunto un buon livello e la nostra esperienza fatta sul campo ci ha portato ad avere gli strumenti necessari per dare il massimo in un mercato libero da vincoli.

Per questo confidiamo anche nelle forze politiche che oggi governano il paese, perché hanno una ideologia liberale e come tale non esiteranno ad appoggiare tutte le iniziative di cittadini che aspirano a migliorare la propria professione a beneficio della collettività.

Sono un ottimista per natura anche se sono già passati diversi anni, quando, da sognatore, era questa la definizione che mi era attribuita, ero convinto che la scelta di liberalizzare la professione era la migliore per la nostra categoria. Ho coltivato questa proposta e mi son detto: "E’ una idea fantastica per la nostra categoria e per il paese." Ho tappato le orecchie, aperto gli occhi con lo sguardo verso l’Europa e mi sono imposto: raggiungerò quell’orizzonte.

L’importante è non ascoltare il rumore ma meditare sulla musica. Io vi prego, una volta raggiunta la convinzione, di essere in prima persona divulgatori dell’idea e Chieti per me come per tutti noi deve essere un punto di partenza per ricominciare a ricostruire le fondamenta di questa nuova istituzione.

Dobbiamo non sprecare le nostre energie dietro ricorsi, controricorsi e rese sulle vergognose riqualificazione perché hanno solo creato la spaccatura degli ufficiali giudiziari: Prima eravamo due categorie, oggi stiamo per diventare quattro figure. E tutto questo grazie ai sindacati, che hanno voluto a tutti i costi inserire una figura che dello statale non ha nulla di simile.

Spero che prenderete coscienza che la nostra salvezza sta in noi stessi, nella nostra capacità di organizzare e da soli, le nostre rivendicazioni.

Un da soli che significa puntare tutto sulla sensibilizzazione delle forze politiche. Perché solo una volontà politica potrà porre fine ai disaggi degli Ufficiali Giudiziari.

Le frecciate dirette ai confederali non vuol dire battaglia, hanno la mia compassione: il loro interesse è quello di ricevere consensi attraverso la tessera, e la libera professione significa perdita dell’iscritto.

Unica eccezione, è la CISL che ha rivendicato la libera professione, ma non ha trovato il coraggio e la forza di imporre il proprio programma liberale, ed ha ceduto, inchinandosi alla volontà degli altri sindacati sottoscrivendo il contratto.

L’Ultimo punto che vorrei toccare è una autocritica sulla relazione che sto concludendo.

Non mi è piaciuta e prima dell’intervento sono stato sul punto di strapparla.

Non ho toccato i punti che ritengo importantissimi, ma non perché non ho trovato le parole, ma perché oggi qui siamo al primo passo, alla discussione di un’idea e non di ciò che si potrebbe fare per migliorare l’idea.

E questo mi disturba, perché credo di aver commesso grandi e piccoli errori personali causati principalmente da una fiducia verso persone sbagliate.

L’idea è realizzabile e resiste nel tempo, ma ciò che non ha portato avanti la proposta o meglio ciò che ha permesso a certi personaggi di poter agire indisturbati a legiferare con leggine di favore è stato un grande difetto dell’ufficiale giudiziario: LA TOLLERANZA.

Una tolleranza che ha portato a riunirci qui a parlare ancora dell’idea, di una proposta che invece doveva già occupare le pagine della gazzetta ufficiale.

Cerchiamo di essere meno tolleranti e più dinamici:uniamo i nostri cuori in un grande cuore liberale europeo con la certezza che non siamo soli.

Un grazie di cuore

angelo

Arcangelo D’Aurora