UNIONE ITALIANAUFFICIALIGIUDIZIARI

Convegno Chieti del 23 e 24 Giugno 2001

Prima di iniziare consentitemi di rivolgere un doveroso ringraziamento al Sindaco di Chieti Nicola Cucullo , al Presidente del Consiglio Comunale di Chieti Umberto Di Primio,ed alla collega Francesca Bibbò,senza l’interessamento e l’aiuto dei quali, non sarebbe stato possibile organizzare questo convegno.

Un ringraziamento sentito lo rivolgo: al Presidente de L’UNION INTERNATIONAL des HUISSIERS de JUSTICE et OFFICIERS JUDICIAIRES, maitre Jaques Isnard, al maitre Jean Paul Spinelli ed al maitre Renè Duperray,rispettivamente membro dell’Esecutivo e Segretario Generale della stessa Unione Internazionale. Consentitemi altresì di ringraziare, altrettanto calorosamente, gli ospiti ed i relatori che hanno, con la loro adesione, concesso a noi un occasione  di discussione irripetibile ed hanno contribuito e contribuiranno, unitamente a quanti sin qui citati, a dare lustro al nostro convegno.


Un ringraziamento particolare va inoltre rivolto alla Joice it comunication ed alla De Agostini Professionale a cui va il merito dell’organizzazione generale del supporto tecnico/logistico messo a nostra disposizione.

Veniamo al tema del nostro incontro: L’UFFICIALE GIUDIZIARIO CON IL CITTADINO,PER IL CITTADINO ,DAL TERRITORIO DEL COMUNE AL SISTEMA GLOBALE.

Questo è il progetto che abbiamo deciso di realizzare, ciò che ci ha spinto  ad aderire all’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari

Questa è la definizione che vorremmo sentir dare alla nostra professione, oserei dire la nostra legittima rivendicazione

Tutto è nato da esame approfondito della nostra condizione professionale, verificando e provando ognuno con la propria esperienza umana e professionale il senso di insoddisfazione ormai diffuso presso la stragrande maggioranza dei colleghi.

E’ da diverso tempo che non si hanno commenti incoraggianti riguardo la nostra attività ,divenuta in alcuni casi addirittura frustrante ove solo si voglia tenere conto che i mezzi a nostra disposizione non ci permettono né di essere incisivi tutelando le ragioni di chi richiede il nostro intervento né a volte di tutelare sufficientemente chi il nostro intervento lo subisce, e che comunque vede nell’Ufficiale Giudiziario il suo unico problema.

E’ giusta l’aspettativa di avere un riconoscimento del nostro lavoro, frutto di una professionalità acquisita nel tempo e con sacrificio costante, a rischio, non sempre figurato, della nostra stessa persona ed è giusta e legittima l’aspettativa che questa professionalità venga riconosciuta per prima cosa dal sistema per il quale noi lavoriamo e, da ultimo e consequenzialmente, dal cittadino/utente.

Tale frustrazione inevitabilmente si riversa anche sul fattore economico che ci vede penalizzati sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.

Certo la liberalizzazione della professione comporta aspetti che per molti versi risultano sconosciuti o comunque di difficile inquadramento ma sarà questo uno dei punti salienti del nostro incontro.

Siamo qui per rispondere alla alternativa della c.d. “riqualificazione” professionale dei vari livelli B1,B3 C2 e C3 che ci viene oggi proposta ma che anziché riqualificarci ci dequalifica ulteriormente.

Caduta l’ipotesi “del professionista dipendente “che ha solo spaccato ancora di più la nostra categoria, sono convinto che l’unica alternativa che possa restituirci la credibilità e la professionalità cui abbiamo diritto sia la “  libera professione”.

Certo, a determinate condizioni, per esempio tutelando e garantendo tutti gli appartenenti alla categoria a cominciare da quei colleghi che operano in condizioni già oggi difficili, in zone disagiate, in zone pericolose, prevedendo, per tutti, la possibilità di accedere a finanziamenti a tasso agevolato, ad agevolazioni fiscali, all’ assicurazione obbligatoria, alla possibilità  di vedersi riconosciuto dallo Stato un minimo garantito, qualora, la sede di servizio non venga raggiunto un reddito prefissato, etc.etc.

Le idee e le possibilità sono molteplici, si tratta di inventare una nuova professione,più vicina ai tempi in cui viviamo.

Credo che  sino ad oggi l’Amministrazione abbia, non so se con predeterminazione o solo per una endemica non curanza, portato avanti progetti e riforme che porteranno prima o poi alla eliminazione della nostra categoria.

Certo se non ci saranno alternative qualcuno, stando alle varie voci di non meglio identificate modifiche della professione, deciderà di lavorare in Cancelleria, non si sa con quali mansioni o con quale competenza.

E’ questo il momento in cui la nostra categoria ha bisogno di tutti noi, del nostro impegno, della nostra convinzione, delle nostre idee e della nostra completa disponibilità a migliorare.

 Vincenzo Castellano Presidente sezione Abruzzo

organizzatore del convegno di Chieti

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