UNIONE ITALIANAUFFICIALIGIUDIZIARI
Prima
di iniziare consentitemi di rivolgere un doveroso ringraziamento al Sindaco di
Chieti Nicola Cucullo , al Presidente del Consiglio Comunale di Chieti Umberto
Di Primio,ed alla collega Francesca Bibbò,senza l’interessamento e
l’aiuto dei quali, non sarebbe stato possibile organizzare questo convegno.
Un
ringraziamento sentito lo rivolgo: al Presidente de L’UNION INTERNATIONAL
des HUISSIERS de JUSTICE et OFFICIERS JUDICIAIRES, maitre Jaques Isnard, al
maitre Jean Paul Spinelli ed al maitre Renè Duperray,rispettivamente membro
dell’Esecutivo e Segretario Generale della stessa Unione Internazionale.
Consentitemi altresì di ringraziare, altrettanto calorosamente, gli ospiti ed
i relatori che hanno, con la loro adesione, concesso a noi un occasione
di discussione irripetibile ed hanno contribuito e contribuiranno,
unitamente a quanti sin qui citati, a dare lustro al nostro convegno.
Un
ringraziamento particolare va inoltre rivolto alla Joice it comunication ed alla
De Agostini Professionale a cui va il merito dell’organizzazione generale del
supporto tecnico/logistico messo a nostra disposizione.
Veniamo
al tema del nostro incontro: L’UFFICIALE GIUDIZIARIO CON IL CITTADINO,PER IL
CITTADINO ,DAL TERRITORIO DEL COMUNE AL SISTEMA GLOBALE.
Questo
è il progetto che abbiamo deciso di realizzare, ciò che ci ha spinto
ad aderire all’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari
Questa
è la definizione che vorremmo sentir dare alla nostra professione, oserei dire
la nostra legittima rivendicazione
Tutto
è nato da esame approfondito della nostra condizione professionale, verificando
e provando ognuno con la propria esperienza umana e professionale il senso di
insoddisfazione ormai diffuso presso la stragrande maggioranza dei colleghi.
E’
da diverso tempo che non si hanno commenti incoraggianti riguardo la nostra
attività ,divenuta in alcuni casi addirittura frustrante ove solo si voglia
tenere conto che i mezzi a nostra disposizione non ci permettono né di essere
incisivi tutelando le ragioni di chi richiede il nostro intervento né a volte
di tutelare sufficientemente chi il nostro intervento lo subisce, e che comunque
vede nell’Ufficiale Giudiziario il suo unico problema.
E’
giusta l’aspettativa di avere un riconoscimento del nostro lavoro, frutto di
una professionalità acquisita nel tempo e con sacrificio costante, a rischio,
non sempre figurato, della nostra stessa persona ed è giusta e legittima
l’aspettativa che questa professionalità venga riconosciuta per prima cosa
dal sistema per il quale noi lavoriamo e, da ultimo e consequenzialmente, dal
cittadino/utente.
Tale
frustrazione inevitabilmente si riversa anche sul fattore economico che ci vede
penalizzati sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.
Certo
la liberalizzazione della professione comporta aspetti che per molti versi
risultano sconosciuti o comunque di difficile inquadramento ma sarà questo uno
dei punti salienti del nostro incontro.
Siamo
qui per rispondere alla alternativa della c.d. “riqualificazione”
professionale dei vari livelli
B1,B3 C2 e C3 che ci viene oggi proposta ma che anziché riqualificarci ci
dequalifica ulteriormente.
Caduta
l’ipotesi “del professionista dipendente “che ha solo spaccato ancora di
più la nostra categoria, sono convinto che
l’unica alternativa che possa restituirci la credibilità e la professionalità
cui abbiamo diritto sia la “
libera professione”.
Certo,
a determinate condizioni, per esempio tutelando e garantendo tutti gli
appartenenti alla categoria a cominciare da quei colleghi che operano in
condizioni già oggi difficili, in zone disagiate, in zone pericolose,
prevedendo, per tutti, la
possibilità di accedere a finanziamenti a tasso agevolato, ad agevolazioni
fiscali, all’ assicurazione obbligatoria, alla possibilità
di vedersi riconosciuto dallo Stato un minimo garantito, qualora, la sede
di servizio non venga raggiunto un reddito prefissato, etc.etc.
Le
idee e le possibilità sono molteplici, si tratta di inventare una nuova
professione,più vicina ai tempi in cui viviamo.
Credo
che sino
ad oggi l’Amministrazione abbia, non so se con predeterminazione o solo per
una endemica non curanza, portato avanti progetti e riforme che porteranno prima
o poi alla eliminazione della nostra categoria.
Certo
se non ci saranno alternative qualcuno, stando alle varie voci di non meglio
identificate modifiche della professione, deciderà di lavorare in Cancelleria,
non si sa con quali mansioni o con quale competenza.
E’
questo il momento in cui la nostra categoria ha bisogno di tutti noi, del nostro
impegno, della nostra convinzione, delle nostre idee e della nostra completa
disponibilità a migliorare.
Vincenzo Castellano Presidente sezione Abruzzo
organizzatore
del convegno di Chieti