di FRANCESCA BIBBO'
Gentilissimi ospiti, colleghi tutti,
Vi
do il benvenuto anche da parte di
tutto l’ufficio degli ufficiali giudiziari di Chieti in questa occasione padroni di casa ed in particolare del dirigente Domenco Scudiero. Mi presento per chi non mi
conosce: sono Francesca Bibbo’ ufficiale giudiziario presso il Tribunale di
Chieti e promotrice del convegno insieme al collega Vincenzo Castellano
ufficiale giudiziario del Tribunale di Vasto nonche’ Presidente della sez.
Abruzzo della Unione Italiana Ufficiali Giudiziari.
Il convegno e’
stato organizzato dalla Unione Italiana Ufficiali Giudiziari e dal Comune di
Chieti.
Ringrazio a
nome di tutti i colleghi d’Italia il
Sindaco di Chieti Nicola Cucullo,
senza l’appoggio del quale non avremmo potuto organizzare il convegno a Chieti,
insieme al Presidente del consiglio
Comunale di Chieti Umberto Di Primio che ci ha dedicato parte del suo tempo, entrando nel merito delle
problematiche della categoria degli ufficiali giudiziari, grazie alla sua
competenza.
Saluto ringraziandoli vivamente per la loro partecipazione maitre Jaques Isnard, Presidente della unione internaz ufficiali giudiziari, maitre Jean Paul Spinelli e maitre Rene’ Duperray rispettivamente membro dell’esecutivo e segretario generale della unione internazionale ufficiali giudiziari che da anni seguono le nostre vicende con particolare attenzione
Saluto e ringrazio per la partecipazione a nome di tutti i colleghi il dr. Massimo Verrecchia, componente dipartimento nazionale giustizia del CDU, intervenuto in sostituzione dell’on. Flavio Tanzilli, responsabile giustizia del CDU.
Ringrazio per essere con noi il Presidente del Tribunale di Chieti dr. Filippo Bortone e tutte le autorità civili e militari, nonché il Consiglio dell’Ordine Forense di Chieti presente nella persona dell’Avv. Maria Gabriella Iovino, consigliere segretario e dell’Avv. Carlo De Cata, membro del consiglio.
Saluto e ringrazio per avere accolto il nostro invito i relatori : Urbano Barelli presidente della Faberlex, Bruno Sazzini, consigliere nazionale ass. naz. forense, Corrado Sforza Fogliani presidente della confedilizia, Benedetto Del Vecchio docente di diritto privato della università di Cassino, Federico Brusca direttore della rivista “Il mondo giudiziario”, il collega Corrado Macchia presidente della unione italiana ufficiali giudiziari, il collega Arcangelo D’Aurora segretario nazionale dell’unione, promotore da anni della libera professione degli ufficiali giudiziari (il quale tra l’altro cura il sito internet dell’unione in maniera eccellente), il collega Carmine Tarquini componente della segreteria nazionale dell’uiug, il collega Francesco Laquidara responsabile della rivista “Il portavoce” che avrà il compito del coordinatore e moderatore.
Vorrei dichiarare che non e’ un caso la scelta della città di Chieti quale ospite del convegno: le grida di solito si alzano dove c’è maggiore disagio e malcontento.
L’ufficio degli ufficiali giudiziari di Chieti, carente di organico ormai da anni, nonostante le ripetute segnalazioni anche in occasione di ispezioni ministeriali, avverte più che mai l’esigenza di un miglioramento della categoria
In
più, nei giorni scorsi un gran numero di impiegati
ha inoltrato richiesta di trasferimento, con le conseguenze che si possono
immaginare: si corre il rischio di paralizzare il servizio.
Consentitemi di
citare solo un esempio: due posti di ufficiale giudiziario b3 da tre anni sono
rimasti congelati essendo stati assegnati a due impiegati trasferiti d’ufficio
presso di noi per motivi disciplinari. La
punizione dei due, di cui non si e’ avuta mai notizia (non hanno mai preso
possesso), è però ricaduta sull’ufficio di Chieti.
La classe forense di Chieti patisce con noi le disfunzioni dell’ufficio non essendo possibile ottenere sempre un servizio efficiente.
Per quanto mi riguarda forse proprio il disagio sofferto mi ha dato una spinta determinante per reagire invece di abbandonarmi alla rassegnazione, promovendo il convegno, perché problemi del genere e di altra natura affliggono quasi tutti gli ufficiali giudiziari d’Italia.
Sono
sicura che una categoria che svolge funzioni tanto rilevanti quanto atipiche
rispetto agli altri dipendenti dello Stato non può più essere gestita dalla
pubblica amministrazione in una maniera così degradante, causa
dei disservizi che si ripercuotono
sui cittadini.
Il
convegno come tutti già sapete ha per titolo “L’UFFICIALE GIUDIZIARIO, CON
IL CITTADINO PER IL CITTADINO, DAL TERRITORIO DEL COMUNE AL SISTEMA
GLOBALE” e come tema “la riforma
dello status dell’ufficiale giudiziario tra revisione del codice di procedura
civile e nuove tecnologie”.
Prima di fare dei brevissimi cenni sul tema del convegno vorrei chiarire
per chi non è del settore che l’unione italiana ufficiali giudiziari è un’associazione
avente come scopo principale quello di promuovere una figura
libero – professionale dell’ufficiale giudiziario la cui capacità
professionale, oggi, si è affievolita con la progressiva burocratizzazione
della categoria. A sua volta l’unione italiana è membro dell’unione internazionale degli ufficiali giudiziari (union
internationale des huissiers de justice et des officiers judiciaires) che svolge
un’attività molto importante a livello mondiale
volta ad armonizzare i rapporti fra gli ufficiali giudiziari dei vari
stati e a favorire e snellire la
circolazione degli atti giudiziari ed extragiudiziari, è membro consultivo del
consiglio economico e sociale dell’ONU, è membro del consiglio d’Europa e
della conferenza dell’Aia (che ha come scopo lavorare per l’unificazione
progressiva delle regole di diritto internazionale privato). L’unione
internazionale sta prestando ultimamente particolare
attenzione alle vicende italiane con la speranza che anche in Italia
l’ufficiale giudiziario sia messo in grado di operare in un regime
libero-professionale per offrire un servizio migliore allineandosi ai livelli
europei.
L’ufficiale giudiziario è un ausiliare processuale, rimasto per anni avulso dagli schemi burocratici della Pubblica Amministrazione: ha svolto sempre la propria attività con autonomia legato ad un sistema retributivo proventistico che garantiva l’efficienza del servizio allo stesso modo di un libero professionista.
Attualmente è una via di mezzo tra libero professionista ed impiegato dello Stato ( è definito dalla legge equiparato agli impiegati dello stato e soggetto ad ordinamento autonomo).
E’ una figura professionale in continua trasformazione: pare che lo stato non sappia dargli una opportuna collocazione.
E’ il protagonista del processo di esecuzione ed ha un ruolo in questo
campo di rilievo quanto un magistrato. La legge gli attribuisce dei poteri così
ampi non riscontrabili in nessun’altra categoria di pubblici ufficiali. Le
mansioni che svolge sono particolari, per molte è prevista una competenza
promiscua tra l’u. g. e i notai (es. protesti cambiari). l’attività
principale è l’esecuzione forzata e la notificazione degli atti.
Purtroppo questo ruolo e i poteri attribuiti attualmente sono vanificati anche dal fatto che il processo di esecuzione non è più adeguato rispetto all’attuale realtà socioeconomica poiché pensato per una società rurale e preindustriale, mentre negli ultimi anni la società è cambiata radicalmente laddove il mercato, l’informazione, i capitali sono oggetto di scambio attraverso vie telematiche, scambio che avviene in tempo reale al passo con il fenomeno della globalizzazione.
Il processo esecutivo italiano andrebbe adeguato a quello degli altri paesi sia europei sia di altri continenti per consentire la rapida esecuzione dei titoli evitando un inquinamento del mercato che alimenta il fenomeno dell’usura.
Infatti,
da un lato favorisce
traffici illeciti (come avviene nel campo delle vendite giudiziarie
dove consorterie locali impediscono la liberta’ delle aste) e d’altro canto
permette la nascita di società
di recupero crediti da parte di terzi estranei e spesso da parte della
criminalità organizzata, già padrona
del mercato dell’usura, in cerca di legittimazione.
Cosi’ viene meno la tutela giuridica del cittadino (sia debitore sia creditore).
In definitiva, il debitore rischia di essere spogliato del patrimonio senza veder estinto il proprio debito, mentre il creditore, che non riesce a realizzare il credito, specie se e’ una piccola impresa, non si riprende facilmente dalle perdite subite: entrambi diventano potenziali clienti dell’usuraio, avendo perso affidabilità presso gli Istituti di credito.
Senza contare la preoccupazione degli investitori esteri che guardano con sospetto al nostro paese che rischia cosi’ l’isolamento economico.
In
questa sede abbiamo il dovere di segnalare che questa situazione non suscita
l’allarme sociale che merita. Un
valido rimedio sarebbe quello di elevare il ruolo dell’ufficiale
giudiziario, restituendogli prestigio
e funzioni ed ampliando la sua sfera di competenza nelle materie in cui
e’ tecnicamente esperto.
Tutto non senza
apportare le opportune modifiche al
processo di esecuzione, per coordinarsi a sistemi più efficienti adottati da
altri paesi (come ad es. la Francia).
Il discorso poi va riallacciato a quello della libera circolazione del titolo esecutivo europeo nel mercato unico affinché tutti i cittadini dei vari Stati possano essere tutelati giuridicamente allo stesso modo.
Da qui l’esigenza
di armonizzare, facilitare e accelerare i rapporti fra gli ufficiali giudiziari
dei diversi Paesi europei necessaria per ogni Governo che vuole adeguarsi con il
resto del mondo rispetto ai processi di
interdipendenza economica.
Perché
ciò possa realizzarsi l’ufficiale giudiziario italiano, oggi categoria in
fase di estinzione per volontà del governo (spogliato di funzioni,
perseguitato, isolato) vuole
promuovere la riforma del proprio status in una figura di pubblico
ufficiale libero - professionale, uniformandosi a quella degli altri Stati per
poter interagire con questi nel quadro del mercato unico europeo e mondiale.
Ai colleghi che si
pongono la domanda : “Se continuano a sottrarci
funzioni e le norme relative al processo di esecuzione sono obsolete come
potremo svolgere la libera professione senza incorrere in rischi economici?”
risponderei ponendo quest’altra domanda: “Se
i grossi calibri (ultimo l’Ente Poste) stanno facendo di tutto per
annientare questa categoria ed appropriarsi delle nostre funzioni non sarà
perché hanno intravisto possibilità di notevoli guadagni?”
Attualmente gli ufficiali giudiziari vengono sfruttati spudoratamente mentre il servizio svolto da terzi come le
banche, le esattorie, l’ente poste diverrà sempre più costoso a
discapito del cittadino utente.
Dopotutto, cittadino
utente sono anch’io, lo sono i miei figli, lo saranno i miei nipoti, lo siete
voi tutti.
Concludendo, e’
sempre la società che paga e ad
arricchirsi i grossi calibri, senza
contare la confusione che crea la distribuzione dei nostri servizi al miglior
offerente, ai non addetti, (come l’ente poste): tutto questo sarebbe
impensabile negli altri paesi dove il
servizio dell’ufficiale giudiziario è disciplinato ben diversamente in cambio
di una decorosa retribuzione.
Ultimo furto: i nostri uffici, per via dell’aggiornamento delle norme che disciplinano la materia, a partire dal mese di luglio hanno l’obbligo di inviare l’elenco dei protesti dei titoli per via telematica.
Gli ufficiali giudiziari sono sprovvisti di computer, in quanto esclusi dalla fornitura ministeriale per una norma centenaria che lo prevede e che nessuno si e’ curato di modificare.
Ciò ha causato la scontata conseguenza che alcuni si sono visti costretti alla rinuncia dell’espletamento del servizio protesti.
Questa volta i favoriti sono i notai..
Veniamo quindi spogliati di funzioni
con artifici e raggiri!!!!!!
Ma, colleghi, voi non siete stanchi di questa persecuzione oserei dire “razziale” ed opportunamente celata? Non avvertite come me la necessita’ di reagire?
Poiché la miglior difesa e’ l’attacco, io lo propongo con ogni mezzo, primo quello della stampa.
Nulla è realizzabile però se non si resta uniti: attualmente l’unico appoggio su cui possiamo contare e’ l’associazione di categoria e, quindi, l’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari. Gli altri non hanno fatto altro che dividerci con manovre di ogni genere e noi ci siamo cascati sempre come polli.
L’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari vuole un’unica figura professionale senza distinzioni alfanumeriche che stanno annientandoci più di quanto si possa immaginare.
Oggi cercheremo di
dare le necessarie risposte alle perplessità dei colleghi rimasti ancora un
po’ scettici e sarà presentato un articolato di legge delega “Progetto di riforma dell’ordinamento professionale dell’ufficiale
giudiziario” già divulgato dall’unione italiana ufficiali giudiziari, elaborato per la parte politica dal pof.
Picardi (Università “La
sapienza”)
26 GIUGNO 2001