Il Congresso di Atene


Alla fine del mese di maggio 2000 si è svolto ad Atene il 17° Congresso dell’Unione Internazionale degli Ufficiali Giudiziari.

Si tratta di un avvenimento degno della massima attenzione, infatti l’Unione Internazionale svolge un’attività molto importante a livello mondiale ed è un organismo accreditato all’ONU e presso il Consiglio d’Europa.

L’organizzazione, predisposta dai colleghi francesi dell’Internazionale e da quelli greci, è stata curata nei minimi dettagli. I lavori, assistiti dalla proiezione di audiovisivi e dalla traduzione simultanea in cinque lingue, italiano compreso, si sono svolti in un ottimo albergo in una zona turistica poco distante da Atene.

Completa la rappresentanza dei paesi europei, dell’America del Nord e del Sud. Moltissimi anche gli Ufficiali Giudiziari dei più vari stati dell’Africa. Quasi mille e settecento presenze documentate.

Si è trattato di un congresso tecnico, il tema: “L’Ufficiale giudiziario e la globalizzazione “ era riferito essenzialmente alla necessità di aggiornare la Convenzione dell’Aja del 15 novembre 1965 e i trattati annessi per favorire e snellire la circolazione degli atti giudiziari. Un altro tema prendeva in considerazione le problematiche relative alla creazione di un Titolo esecutivo Europeo.

La libera e veloce circolazione delle persone, delle merci e dei capitali è all’origine di una molteplicità di rapporti giuridici e anche processuali che richiedono una altrettanto celere e sicura circolazione degli atti giudiziari.

La collega del Senegal, YACINE SENE, relatore generale del congresso, ha svolto il suo intervento su questo tema.

La sua relazione, molto articolata, ha portato all’attenzione dell’uditorio anche gli esempi delle convenzioni esistenti tra i paesi africani (UAM, Unione Africana e Malgascia; ANAD, Accordo di non aggressione e difesa tra Burkina Faso, Mali e altri; l’OHADA, Organizzazione per l’armonizzazione del diritto degli affari in Africa). In prospettiva, gli Ufficiali Giudiziari dei vari paesi, ognuno nella propria zona di competenza, dovrebbero diventare i protagonisti e i garanti di questa circolazione di atti. Accreditati dalle rispettive autorità statali e muniti anche degli strumenti tecnici necessari, essenzialmente fax e computer, dovrebbero utilizzare canali di comunicazione diretta fra loro.

Una simile circolazione degli atti deve rispondere alle esigenze di celerità ed efficienza, ma deve essere in grado di risolvere anche i problemi che nascono dall’affidabilità e sicurezza di un sistema che permetta al Giudice di avere certezze relative a:

Data di trasmissione e ricezione;

identificazione del mittente e del destinatario;

non intercettabilità o manomissione del testo da parte di terzi;

riconoscibilità delle eventuali interpolazioni;

accessibilità al documento, anche presso il terminale di destinazione, solo alle persone legittimate,

capacità del documento elettronico di durare nel tempo e altre condizioni secondarie.

Tutto questo comporta anche la necessità di armonizzare, almeno nelle linee generali, gli ordinamenti professionali degli Ufficiali Giudiziari e l’esigenza di adottare una o più lingue ufficiali.

In sostanza i problemi legati al cosiddetto "passaporto giudiziario" e alla nota questione della firma elettronica.

In proposito alcuni paesi, tra cui l’Italia, hanno già predisposto una normativa e anche l’Unione Europea ha emanato una sua direttiva.

Dal punto di vista tecnico sono già utilizzabili i sistemi come l’I.C.P. (Infrastruttura a Chiave Pubblica) che tutela la riservatezza, rapidità e sicurezza di una trasmissione mediante l’invio di un messaggio criptato ad un destinatario che deve essere a sua volta in possesso di una scheda elettronica, tipo bancomat, che lo abilita alla ricezione del testo e gli permette di decifrarlo.

Un sistema analogo è il T.T.P. (Trusted Third Party), già utilizzato dagli Ufficiali Giudiziari di Olanda e Belgio nei rapporti nazionali e in quelli tra i due paesi. Le T.T.P. sono delle organizzazioni indipendenti (ad esempio la Belgacom in Belgio) in grado di assicurare i requisiti di cui si è parlato.

E’ stato proiettato anche un filmato che presentava l’attività dei colleghi di vari paesi..

Il congresso è stata un’occasione notevolissima per conoscere e confrontarsi con persone di altre nazioni e culture che fanno il nostro stesso lavoro. Ha visto la partecipazione non solo di Ufficiali Giudiziari ma anche di un buon numero di avvocati Belgi, Francesi e qualche professore universitario, tutti interessati alle tematiche trattate. Il Ministro della Giustizia della Lituania ha, nel suo intervento, chiesto al Congresso di ammettere la Lituania a paese membro dell’Unione internazionale degli Ufficiali giudiziari.

Il governo della Polonia, che ha liberalizzato da alcuni anni la professione, ha inviato un professore di diritto per studiare le procedure europee in maniera da poter armonizzare le proprie e per stabilire contatti ufficiali e rapporti di collaborazione con l’Unione Internazionale.

I massimi responsabili dell’Unione Internazionale e in particolare il collega francese Spinelli, direttore dell’organizzazione del congresso, hanno manifestato la massima attenzione alle vicende italiane e la speranza che anche la nostra categoria possa adeguarsi presto ai livelli europei.

Interessante anche il confronto con i colleghi greci e i loro standard. Ancora più interessanti alcuni aspetti della libera professione come è svolta dai colleghi e amici francesi

Nel 1961 gli Ufficiali Giudiziari francesi hanno fondato l’ ENP (Ecole Nationale de Procedure), la loro Accademia di formazione del personale. Da essa provengono gli Ufficiali Giudiziari e i loro Impiegati di Studio, con percorsi formativi diversi basati su cicli biennali, fino ad un massimo di tre. Sei anni di corso.

I cicli sono strutturati in lezioni dirette presso i ventisette centri esistenti in Francia, correzione dei compiti per corrispondenza, attività pratica presso lo studio di un Ufficiale Giudiziario.

Ogni ciclo prevede, al suo termine, un esame il cui superamento è condizione per il passaggio a quello successivo. Tutti gli esami sono riconosciuti e omologati dallo Stato e assumono quindi un valore legale.

I futuri Ufficiali Giudiziari devono essere muniti di laurea in giurisprudenza e accedono direttamente al terzo ciclo oppure devono aver frequentato e superato i due cicli precedenti. Il conseguimento dei titoli forniti dall’ENP è la condizione per l’ammissione all’esame professionale di Ufficiale Giudiziario.

L’ENP si finanzia con i contributi della categoria e il pagamento dei diritti di iscrizione e frequenza da parte degli allievi. Non riceve sussidi statali.

Organizza i corsi semestrali e gli esami per il titolo di "Giovane Notificatore" e anche, per gli Ufficiali già in attività, corsi brevi di aggiornamento e specializzazione su temi particolari. Ha stipulato accordi internazionali con vari Stati dell’Africa e con l’Ungheria per la formazione del personale di quei paesi.

Per quanto riguarda la partecipazione italiana c’è da riferire che ha risentito delle vicende italiane e di alcuni malintesi a livello internazionale.

Altri equivoci sono derivati dall’incontro ufficiale avvenuto nel giugno 1999 tra il Presidente dell’Internazionale, il Maitre Jacques Isnard, e l’allora Ministro della Giustizia Diliberto.

Il venir meno da parte del Ministro Diliberto all’impegno assunto di avviare la riforma dello stato giuridico dell’Ufficiale giudiziario in Italia, con la conseguente istituzione della professione intellettuale di Ufficiale giudiziario anche in Italia, è parso atteggiamento contrario all’esigenza di adeguare la figura dell’Ufficiale giudiziario italiano al nuovo scenario comunitario.

Pino Lobrano

Membro della Segreteria Nazionale