SALA CONVEGNI
relazione di ARCANGELO D'AURORA
Cari colleghi, amici,
sono passati diversi anni dal
congresso LISUG di Fiuggi, quando in piena solitudine lanciai l’idea di
liberalizzare la nostra professione. Era un periodo in cui il declino del
dinamismo dell’ufficiale giudiziario era un processo già avviato. Da quel
giorno ogni manovra che ha coinvolto gli ufficiali giudiziari è stata solo e
sempre peggiorativa.
Tutti avvertivamo il pericolo,
tutti eravamo consapevoli della volontà ministeriale di veder scomparire la
nostra professione, tutti insieme abbiamo contribuito, con la nostra tolleranza
e la nostra passività, assistenti compresi, a trasformare una figura dinamica,
e importante, in una figura statica e quasi inutile che non merita confronti
neanche con il vecchio usciere del 1910.
E’ questa politica di
decadimento della nostra professione, ci ha fatto perdere funzioni, barattate
con quattro spiccioli, ed a discapito della nostra dignità e professionalità.
Se oggi, c’è ancora una
speranza per recuperare il prestigio che meritiamo, dovete ringraziare i
colleghi dell’Unione che con costanza, coerenza e sacrifici personali hanno
saputo offrire alla categoria una valida alternativa a quella statalizzazione
che nessuno voleva, ma che è stata sempre l’asino di battaglia di
alcuni nostri colleghi confederali: non hanno più idee su come rinnovare la
professione e si aggrappano all’illusione del contratto integrativo.Un
contratto che, nell’ipotesi remota di un insuccesso della proposta di
liberalizzare la professione, consentirà a 80 ufficiali giudiziari, con diversi
anni di servizio, di accedere in aree dirigenziali, agli altri 1710 di
continuare a sopravvivere, e ad una parte degli assistenti di accedere alle
penalizzazioni degli ufficiali giudiziari.
Ma, la vera assurdità di
questo contratto integrativo è rappresentato da una dimenticanza voluta: le
norme di raccordo. E’ come costruire un ponte senza fondamenti: prima o
poi crollerà, e se con mezzi di fortuna si riuscirà a passare dall’altra
sponda, ci ritroveremo, come sempre, a rincorrere gli altri, e ad accontentarci
degli avanzi degli statali.
Quindi ritengo che questo
contratto rappresenta la massima incertezza e confusione per tutti gli UNEP ed
il prestigio della nostra professione non si costruisce con una mescolanza
disordinata: questo compito spetta alle confederazioni. Noi dell’Unione
da diversi anni professiamo la nostra verità che oggi, per fortuna coincide con
l’esigenza EUROPEA.
L’Unione europea degli
Huissiers des Justice ha apprezzato il progetto ministeriale qualificandolo come
uno statuto tra i migliori del mondo. Noi dell’Unione aggiungiamo che questo
progetto è interessante e merita di essere approvato dal parlamento perché si
muove nella direzione di adeguare la funzione della giustizia civile ai bisogni
della società di oggi, e tanto più a quella di domani, che equivale a dire:
professionalità, dignità, prestigio e benessere economico.
Il senatore Pinto, Presidente
della commissione giustizia, al convegno di Sorrento, ha espresso con chiarezza
la vera volontà politica:
“ L’obiettivo di questa
Associazione, di liberalizzare la professione è una sfida che merita rispetto e
stima, anche da coloro che sono contrari alla riforma, perché mira
principalmente all’efficienza dei servizi, alla tutela degli investimenti,
all’integrazione del nostro paese nella comunità europea.
Ed ha aggiunto:
“ La spinta europea è forte.
Cercate di non perdere troppo tempo nelle discussioni inutili, di essere
concreti, e di organizzarvi a rinnovare il vostro modo di gestire questo settore
della giustizia, delicato e importante, perché
presto, vi troverete di fronte a nuovi incarichi, nuove funzioni,
inevitabili nel mercato unico, dove la libera circolazione del titolo esecutivo,
di mezzi, servizi e persone, rappresenterà il futuro di una Europa veramente
unita.”
Questo significa, cari
colleghi,
che continuare a discutere,
ancora oggi, se la libera professione sia conveniente o meno, equivale a
dimostrare che siamo degli incapaci e impreparati a ricevere compiti e
competenze rilevanti che l’Europa affiderà a questa nuova figura.
Questo significa ancora, che se
tutti insieme, opteremo per la statalizzazione, non si può escludere che il
primo impianto di questa figura potrà essere riservato ad altre categorie di
professionisti.
Un altro aspetto che qualcuno
ha il coraggio di dubitare è quello economico.
La preoccupazione vostra è
anche la mia, e personalmente non aspiro a diventare un mendicante, anzi voglio
migliorare, attraverso un riconoscimento professionale, la mia attuale
situazione economica (oggi a livello di povertà).
Purtroppo, c’è ancora in
alcuni colleghi una mentalità legata al trasfertismo, e fanno fatica ad
abbandonare l’idea di misurare la produttività basata sulla quantità di
accessi invece che sulla qualità delle prestazioni.
Il libero professionista non
sarà più un servetto di bottega che con 30 chili d’atti in borsa, a suo
rischio e pericolo, corre come un dannato per le vie cittadine a bussare e
scappare via se il debitore dopo 10 secondi non risponde al citofono.
Il libero professionista, sarà
una figura capace di ripristinare una dignità, che non si riconquista con
l’esclusività del pignoramento o del protesto cambiario. Queste attività, di
competenza concorrenziale con altri lavoratori meno qualificati, nella libera
professione saranno competenze accessorie.
Le competenze del nuovo
Ufficiale Giudiziario sono così rilevanti e importanti che ogni professionista
sarà costretto costantemente a curare la propria immagine, la propria cultura,
la propria organizzazione.
Fare un elenco delle nostre
competenze, di quelle indicate nel disegno di legge delega, e di quelle da
inserire nella modifica al codice di procedura civile, sarebbe un’offesa per
coloro che hanno esaminato, approfondito e letto il disegno di legge, e non si
sono serviti del “sentito” dire, ma hanno valutato le possibilità di
sviluppare in tutte le direzioni un ulteriore ampliamento delle già prestigiose
competenze assegnate nel progetto di legge ministeriale.
Mi permetto però di valutarle
dal punto di vista qualitativo che è indubbiamente la novità più importante.
Il riconoscimento di funzioni
svolte dal giudice non è poca cosa, se considerate la reputazione che oggi ha
l’Ufficiale Giudiziario nei
corridoi ministeriali.
Il cosiddetto minimo garantito,
suggerito anche dal presidente della commissione giustizia, sarà la garanzia
per chi svolgerà la professione in sedi disagiati e per coloro che per ragioni
di salute non sono in condizioni di svolgere costantemente l’attività.
Detto questo, credo che ognuno
di voi debba farsi un esame di coscienza per valutare se è il caso di investire
un futuro su se stessi o meno, tenendo presente che questi nuovi professionisti,
in un mercato di libera concorrenza, alla pari dei notai, dovranno rispettare un
codice deontologico, e i fuorilegge saranno tagliati fuori.
Ci sarà lavoro per tutti
coloro che hanno voglia di lavorare,
-
ci sarà sicurezza economica per tutti
-
non ci saranno trasferte o onorari da
dividere.
Se questo vi entusiasma, allora la scelta, prima ancora della libera professione, è quella di appoggiare la nostra associazione, con l’iscrizione.
Al contrario se siete
dall’altra sponda, allora, aspettate il lieto evento della statalizzazione e
mettetevi in coda dietro … e company, in attesa che arrivi il vostro turno per
ricevere un pasto caldo dentro una scodella di latta.
Se
qualcuno vi ha illusi che la nostra professione migliorerà, al di fuori della
libera professione, vi basta riflettere su ciò che ci è capitato in questi
ultimi anni:
-
ottavo livello : un sogno durato 20 anni e mai realizzato;
-
arretrati indennità giudiziaria;
-
percentuale sospesa e si è arrivati a disturbare il parlamento per un
riconoscimento già avvenuto oltre 40 anni fa.
-
Ci hanno diviso la trasferta perché non era giusto che chi rischiava
troppo doveva guadagnare più degli altri.
-
Abbiamo però ricevuto, non tutti, il fondo del fondo di produttività
-
Siamo nel contratto con gli altri e… come gli altri, con la possibilità
di ottenere un orario di lavoro - il
che equivale ad un ampliamento di organico o ad una diminuzione ulteriore di
funzioni - ed alla possibilità di avere una macchina di servizio - il
che equivale ad un costo elevato per lo Stato oppure in alternativa delegare ad
altri le nostre attività.
Concludo
con una frase: “ Conoscere è fondamentale per decidere ”
A
questo punto caro collega,
spero
che nasca in te la consapevolezza del particolare momento storico. Il tempo
delle indecisioni è finito: oggi ti trovi sul piazzale del Tribunale per
decidere se entrare nel portone in fila e dietro gli altri, pronto a timbrare e
ricevere lo stipendio “come gli altri” o attraversare la strada per
sistemarti nell’edificio di fronte al palazzo.
Se
decidi per la statalizzazione, ti consiglio di confrontare le due possibilità
economiche tra il contratto e l’opzione statale nel progetto Flick/Diliberto.
Se
deciderai per la liberalizzazione della professione, ti chiedo solo una cosa:
sottoscrivi il sollecito al Ministro, per evitare che la riforma arrivi troppo
tardi, quando a gioire saranno gli altri ed a noi resterà il pianto della
grande e prestigiosa occasione perduta.
Sono una persona onesta, trasparente e “pulita” e non ho mai fatto compromessi in nome della categoria. Se hai fiducia in me e nelle mie idee, chiedo il tuo appoggio, altrimenti fidati di loro, forse ti hanno fatto promesse che io non farò mai. Oppure manda a quel paese tutti, ma ricordati che in quell’istante sarai veramente solo…e da solo dovrai guardare dentro la tua coscienza e dire a te stesso: non sono un cuculo.
Se
avrai questo coraggio significa che io non ho capito nulla, e con me tanti
altri.
Un
saluto da Angelo
Arcangelo
D’Aurora
Segretario
Nazionale Unione Italiana Ufficiali Giudiziari