COMUNICATO

CONSIGLIO PERMANENTE - ANVERSA 7-8 GIUGNO 2001

 Nei giorni 7 e 8 giugno c.a. si è tenuta in Belgio, presso la sala convegni del Radisson s.a.s. “Park Lane Hotel” di Anversa, la riunione del Consiglio Permanente dell’U.I.H.J. Tali riunioni si svolgono due volte l’anno: una delle due sempre a Parigi e la seconda viene spostata a seconda della città Europea che si offre di ospitarla. A tale proposito vorrei informare i colleghi che mi leggono e che non ne sono ancora a conoscenza, che il prossimo Consiglio Permanente di primavera dell’anno 2002 sarà ospitato a Roma su richiesta e con l’organizzazione dell’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari. Fra i vari punti messi all’ordine del giorno, i rappresentanti delle delegazioni hanno il compito di discutere le problematiche legate all’attività, creando un confronto fra le varie procedure in atto in campo internazionale ( vi sono infatti delegazioni provenienti non solo dall’Europa : Francia, Inghilterra, Germania, Grecia, Cecoslovacchia etc. ma anche delegazioni provenienti dal Brasile, dal Canadà, dal Senegal etc.), offrendo ampio spazio alla relazione sull’attività svolta dall’U.I.H.J.

                Al Consiglio Permanente di Anversa, cui ho avuto il privilegio di partecipare come membro delegato, dopo il rituale appello dei delegati, il Presidente Me Jaques Isnard nel corso del suo discorso di saluto e benvenuto ha avuto parole di plauso per la crescita e l’attività svolta dalla nostra organizzazione auspicando un prossimo futuro libero professionale per l’Ufficiale Giudiziario Italiano quale unica via percorribile.Ha inoltre fortemente deprecato sia la situazione dei colleghi austriaci che rischiano di scomparire dopo che lo Stato, nella loro posizione di Funzionari statalizzati, ha privatizzato tutte le loro funzioni, che le continue minacce che gravano sui colleghi tedeschi e scandinavi, i quali oggi sono schierati, quindi, verso lo sbocco naturale della libera professione. Appare, quindi palese che, in un quadro generale dove le esperienze pregresse hanno indirizzato i colleghi delle altre nazioni verso un’unica via percorribile che è quella della libera professione, induce a riflettere sul futuro dell’Ufficiale Giudiziario in Italia.

                A tale proposito l’U.I.H.J. ha cominicato che è in corso una sorta di “monitoraggio” della professione nei vari Stati Europei, al fine di comprendere le differenze, le difficoltà e le organizzazioni degli Uffici, per potere programmare eventuali interventi. Uno dei punti ampiamente affrontati e dibattuti nel corso del Consiglio è quello della notificazione degli atti all’estero. Vorrei fare notare come, ad ogni incontro cui ho partecipato, ho avuto occasione di constatare che per tutti i colleghi esteri il fulcro dell’attività dell’Ufficiale Giudiziario è considerata la notificazione. Anche in questa occasione, infatti, è stato aperto un ampio dibattito incentrato sul regolamento ratificato  durante il Consiglio del 29/5/2000,dai paesi aderenti alla Convenzione Internazionale dell’Aja. E’ stata notata la posizione particolare dell’Italia che, se per un verso viene definita favorevole per l’Ufficiale Giudiziario nel momento in cui è designato l’Ufficio Unico presso la Corte di Appello di Roma come Autorità Centrale per la ricezione e lo smistamento per gli atti da notificare nel territorio nazionale, per contro viene definita sfavorevolmente la volontà di accentramento da parte dell’Amministrazione nel momento in cui conserva la titolarità della richiesta di notifica, inviando direttamente gli atti all’estero e non a mezzo degli Ufficiali Giudiziari, come avviene negli altri paesi.Forse agli occhi di molti colleghi, questa può essere vista come una circostanza favorevole, in quanto libera l’ufficio da ulteriori inutili seccature soprattutto in quanto “gratuite”, mentre invece vista con l’ottica della libera professione, questo mancato passaggio di atti costituisce un ulteriore depauperamento ed una sottrazione illegittima del controllo professionale dell’Ufficiale Giudiziario.

                Altra particolarità della posiszione italiana emersa nel corso del dibattito, è stata quella relativa all’art.9 del citato regolamento, nella parte, quindi in cui si precisa che la data di notificazione è quella in cui l’atto viene notificato, conformemente alla legislazione dello Stato richiedente. A questo punto è giunta quasi spontanea la domanda rivolta a questa delegazione sulle motivazioni e sul comportamento del Giudice nei confronti dei termini e delle prescrizioni, in quanto in Francia come negli altri Stati la data di notificazione è quella in cui l’atto viene spedito, per fare salvi eventuali termini di prescrizione. In risposta al quesito ho spiegato ai colleghi esteri che nella procedura italiana viene privilegiato il diritto al contraddittorio ed alla difesa, per cui è fondamentale per lo Stato Italiano attendere la consegna effettiva della notifica per salvaguardare eventuali decorrenze di termini del destinatario.Non di rado, infatti ci capita di ricevere atti provenienti dall’estero indicanti date di citazione già trascorse e termini ad adempiere già ampiamente decaduti in quanto l’atto vaga per molto tempo prima di giungere all’ufficio competente per la notificazione e quindi al destinatario dell’atto. Il problema delle prescrizioni per il richiedente viene superato bloccando i termini suddetti alla data di spedizione, come ultima incombenza che ricade sulla parte richiedente.Questo argomento ha dato spunto ad una ampia discussione fra le varie delegazioni, in quanto ritenuto di grande interesse generale. Concedetemi una brevissima riflessione: la notificazione, quella attività direi invisa da molti nostri colleghi, quasi dimenticata da chi non la esercita più da anni in quanto relegata a professionalità inferiori; quella stessa notificazione che oggi in Italia corriamo il pericolo di perdere, forse anche a causa nostra! in quanto l’Amministrazione la delega agli Avvocati o peggio all’Ente Poste, è vista invece da tutti i nostri colleghi del mondo come il fulcro dell’attività dell’Ufficiale Giudiziario, in quanto veicolo, in una attività liberale, delle successive azioni esecutive.

                Ma, tornando a noi, il Consiglio si è sviluppato inoltre sulla valutazione delle relazioni presentate dai vari delegati sulle situazioni in atto nei vari paesi circa lo sviluppo della professione, con l’assicurazione e la promessa da parte del Presidente Isnard che l’U.I.H.J. a mezzo del proprio boureau opererà sempre a favore del raggiungimento di una sola figura libero professionista di Ufficiale Giudiziario internazionale e di un solo titolo esecutivo a circolazione europea.

                                                                                           Antonietta Schepis