RELAZIONE DI ARCANGELO D'AURORA

 Cari colleghi, ecc… saluti…

 Sento il dovere, in qualità di rappresentate dell’Unione IUG, di tentare ancora una volta, di risvegliare la coscienza e la dignità professionale di quei colleghi che grazie alla loro inerzia hanno consentito a sindacati e politici di condurci verso traguardi fino ad alcuni anni fa impensabili: una evoluzione storica al rovescio.

 Il nostro nemico ha una sola parola : ignoranza ed è su questo che dobbiamo concentrare le nostre energie prima che nel nostro paese si arrivi all’estinzione di una figura istituzionale che in Europa riveste un ruolo fondamentale per l’economia e la stabilità di ogni paese.

 Il Ministro Castelli nel suo programma presentato alla commissione giustizia della Camera in premessa scrive che le numerose condanne inflitte dalla corte di Strasburgo dicono che l’Italia è lontanissima dagli standard europei per quel che riguarda la giustizia civile. Questo stato di cose, oltre che danneggiare l’immagine del nostro paese a livello internazionale, ha pesanti conseguenze per le relazioni personali, familiari, commerciali e imprenditoriali. Lo sviluppo economico ne risente perché l’incertezza del diritto è una delle cause della scarsa capacità di attrarre capitali dall’estero” …. e aggiunge in merito all’esecuzione forzata occorrono nuovi meccanismi processuali patrimoniali dissuasivi della mancata ottemperanza delle decisioni del giudice facendo ampio ricorso alla cooperazione di profili professionali esterne all’amministrazione giudiziaria, come il notaio o altre figure.

Queste parole mi hanno lasciato senza parole.

Sono rimasto disorientato e non mi è bastato pensare che l’attuale Ministro sia un ingegnere per rassicurarmi. In questo caso avrei ancora delle possibilità per far capire al signor Ministro che in Europa l’unificazione delle procedure esecutive significa anche istituzione di una figura unica libero professionale dell’Ufficiale Giudiziario. Purtroppo, il Ministro credo, si affida a terzi e sono loro che mi fanno paura, perché ritengo che questo programma sia stato scritto da persone che hanno nella loro mente già un progetto che mira verso una direzione diversa da quella di liberalizzare la nostra professione o verso una liberalizzazione che non corrisponde a dei criteri europei.

 Per quale ragione l’Ufficiale Giudiziario nel programma giustizia non è stato menzionato?

Sarà pura dimenticanza?

Io non credo!

Eravamo appena usciti da un governo di sinistra che ha avuto il merito di essere riuscito ad accontentare i suoi prediletti, a nostre spese, sottraendoci funzioni storiche, che il respiro di sollievo che tutti abbiamo dato quando c’è stato il cambiamento politico ora rischia di lasciarci senza fiato. 

 

Chi vi parla è stato uno dei promotori della proposta di liberalizzazione la professione anche in Italia, che lanciai nel lontano 1993. Mi definivano un sognatore, ma mi sentivo un idealista, inteso come sostenitore del trasformismo sociale.

Un ideale quasi di vita che portai avanti con grande senso di responsabilità e con notevoli sacrifici personali ed economici.

 Non mi sono mai fatto illusioni sui tempi, ero consapevole che in Italia le riforme richiedono tempi di maturazione lunghissimi, a differenza di altre culture europee, ed a mie spese sono stato all’estero per capire se questa riforma poteva funzionare anche nel nostro paese.

 Ciò che mi convinse fu nel constatare che l’ufficiale giudiziario francese, belga o tunisino, a statuto liberale, che svolge le nostre stesse funzioni,  riveste con la sua professionalità e creatività evolutiva un ruolo fondamentale capace di incidere positivamente nell’economia di ogni paese industrializzato e non, con la qualità, efficienza e rapidità delle prestazioni.

 L’Ufficiale Giudiziario liberale europeo ha condizionato il buon andamento del mercato ed in una delle ultime statistiche svolte di recente dai colleghi dell’internazionale hanno dimostrato che solo in Francia  sono stati recuperati cifre astronomiche, grazie all’efficienza,  che si aggirano intorno ai 12.000 miliardi, cioè ad una media pro-capite di circa  quattro miliardi. L’investimento immediato di questi enormi capitali ha avuto come conseguenza la creazione di nuovi posti di lavoro e di un incremento di entrate nelle casse dello Stato, contrariamente a quello che succede in Italia, dove questo capitale giace in fascicoli polverosi tenuti dalle cancellerie dei tribunali e che spesso producono perdite rilevanti a discapito dell’economia e della stabilità del nostro paese.

 Non oso fare confronti con i numeri tra l’Italia e gli altri paesi, ma in questo il nostro paese si può definire da terzo mondo.

 Noi dell’Unione Italiana U.G. da anni ci battiamo per far giungere nelle aule parlamentari il progetto di legge capace di porre fine a questa vergognosa apatia istituzionale e di restituire dignità professionale alla categoria  degli ufficiali giudiziari

 (domanda) Perché in Italia la Giustizia civile non funziona?

 Una risposta che anche il primo passante, chiunque esso sia e qualunque professione eserciti è in grado di dare: la lentezza e la burocrazia.

Certamente non serve l’esperienza europea per capire quali sono i mali di una giustizia che giustizia i creditori con la sua lentezza e burocrazia e grazia i debitori con la lentezza e la burocrazia.

 E se fate un’altra domanda allo stesso passante : di chi è la colpa di questa lentezza e burocrazia? Il cittadino nonostante la sua ignoranza in materia vi risponderà : del governo!

Sono risposte di piazza, da mercato… lo so,  ma oggi dopo circa  8 anni di incontri con politici che ho avuto l’onore e il disonore di incontrare, spesso dopo lunghe attese nei loro corridoi per sentirmi poi dire che il senatore era stato chiamato all’improvviso dal ministro, o dopo aver ripetuto mille volte lo stesso argomento, credo che quell’uomo di strada ha detto la verità.

 Ed allora mi chiedo se quell’uomo ha ragione, perché le classi politiche, che a turno hanno governato il nostro paese, non hanno ancora approvato la riforma di liberalizzare la professione che consentirà un risparmio alla spesa pubblica di oltre mille miliardi, è a costo zero, è generatrice di nuovi posti di lavoro e inserisce l’Italia in quel processo di unificazione già avviato con l’introduzione della moneta unica? Perché non imitare quei governi, come la Slovacchia, l’Ungheria o la Polonia, che di recente hanno già attuato questa importante riforma sull’esempio dato dai governi francesi, senegalesi o del Quebec.?

Non oso chiederlo a quell’uomo, so cosa mi risponderebbe!

 Spesso cerco di essere ottimista cercando di analizzare e di capire perché la giustizia processuale civile ed in particolare la giustizia sociale è in crisi, ma il pessimismo prevale e non posso fare a meno di chiedermi che c’è un interesse affinché la giustizia sia allo sfascio totale?

 Come ho già avuto modo di esporre questa assurda situazione in altre sedi, mi ripeto e focalizzo alcuni aspetti dell’UG di oggi, lo faccio per coloro che non sono del settore:

-         L’Ufficiale Giudiziario in Italia ha uno stipendio ormai quasi fisso, questo lo rende statico meno dinamico meno produttivo;

-         Non ha un orario di lavoro. E’ tenuto a compiere il proprio dovere non solo nei giorni feriali, ma anche festivi e notturni perché spesso gli orari di lavoro dei debitori coincidono con l’orario di un qualsiasi impiegato statale.

-         Usa il proprio mezzo per un servizio pubblico ed è rimborsato a tariffe politiche ridicole e tassate anche quando tali rimborsi sono inferiori alle spese vive.

-         E’ una figura, unica nel suo genere all’interno dell’Amministrazione: ha responsabilità personali civili, penali, amministrativi, disciplinari, fiscali e patrimoniali al punto che non può essere immesso nelle funzioni se prima non versa una cauzione.

-         viene premiato per la sua improduttività cioè sulla quantità e mai sulla qualità . Una piccola riforma correttiva per invertire questo principio creerebbe troppa efficienza ed allora … tante, tante agenzie di recupero credito dovrebbero chiudere, non sarebbe giusto l’estinzione di questi parassiti che nei paesi industrializzati non hanno ragione di esistere per un semplice motivo: rappresentano un attentato alla democrazia.

 

Questo era solo per darvi una sommaria informazione, se pur limitativa di quanto difficile è in Italia svolgere la nostra professione, ma desidero ora sottoporre a voi tutti una riflessione su quanto sta avvenendo in merito alle notificazioni degli atti giudiziari.

 

Il legislatore, sollecitato da talune forze politiche, in questi giorni, come è già successo in passato con le classi politiche di sinistra, manifesta una volontà di affidare l’istituto delle notificazioni agli avvocati ed in particolare al portalettere.

Io non credo che la classe forense possa ritenersi soddisfatta da simili provvedimenti legislativi perché ritengo l’avvocato, quello con la A maiuscola, consapevole dei rischi che corre il cittadino di fronte a simili, per ora, proposte di legge.

Credo che nessun magistrato, con la lettera M maiuscola, dovrebbe condannare un cittadino che sia stato anche legittimamente informato attraverso una regolare notificazione per compiuta giacenza di un atto giudiziario senza che sia stata seguita da una adeguata relazione di irreperibilità da un pubblico ufficiale, che è cosa ben diversa da un pezzo di carta color giallo lasciata in una cassetta postale a volte senza nome.

Se ciò avviene significa che questo genere di norme non sono frutto di uno studio serio, ma nascono da una mente che non conosce né il diritto né le garanzie che ogni paese democratico deve saper offrire ai propri cittadini.

 Un esempio:

Conoscete le motivazioni della legge che ha consentito agli avvocati, con le limitazioni che conosciamo, di svolgere l’attività di notificazione?

Una fila troppo lunga per la consegna di un atto allo sportello degli ufficiali giudiziari!

Questo rappresenta la massima espressione di quanta arretratezza esiste nel nostro paese dove principi incostituzionali vengono legittimati.

 Giudici di molti paesi europei non prendono decisioni se non sono certi che il destinatario ha ricevuto l’atto a mani e sia stato adeguatamente informato sui contenuti dell’atto stesso. Non mancano le direttive dell’Unione europea che invitano i paesi aderenti a ricorrere alla notificazione per posta solo in casi eccezionali ed in funzione della natura dell’atto e non è un caso la distinzione che loro fanno tra notificazione e significazione.

 Gli ufficiali giudiziari di molti paesi hanno l’obbligo, non il dovere, di informare il destinatario dell’atto su quali sono i suoi diritti e le prime immediate difese per tutelarsi.

Pochi non sanno, o fanno finta di ignorare che le poste per le notificazioni a mezzo posta a pagamento differito ricevono già dalla casse dello Stato una provvigione che a volte supera il 180% di tasso di interesse annuo; Quindi, tenuto conto del giro di affari che può portare alle casse dell’Ente poste la notificazione per posta, con prelievi effettuati dalle casse dello Stato, è facile immaginare quali sono le pressioni che l’attuale ministro sta ricevendo per dare attuazione al vergognoso accordo che fassino ha fatto il giorno prima delle elezioni politiche.

E mentre nel nostro paese succedono queste cose, nel resto d’Europa, si fanno seminari, convegni e dibattiti sulla necessità di abolire la notifica per posta per affidarla totalmente all’unico organo titolare della notifica a mani: l’ufficiale giudiziario.

 E quindi mi chiedo se i promotori politici di queste proposte hanno almeno una sola volta fatto la fila ai nostri sportelli per tentare di capire oppure hanno preferito incontrarsi in altri luoghi appartati con personaggi interessati per risolvere problemi di bilanci di enti privati a discapito di un interesse nazionale.

Sarebbe bastato, prima di ogni decisione, chiedere ad un qualsiasi dirigente dei nostri uffici le motivazioni delle lunghe file per ricevere risposte esaudenti e facilmente rimediabili.

 La causa di tali disagi non è la carenza di organico, non è l’incapacità del personale, è semplicemente lo stato di abbandono totale da parte delle istituzioni e dell’amministrazione: L’esempio dell’amico e collega Peppino è significativo,  che si ritrova a non poter notificare un atto perché non ha fondi sufficiente per acquistare la carta per la fotocopiatrice.

  I nostri uffici sono rimasti fermi all’era dell’usciere di giustizia quando il progresso era rappresentato da una calcolatrice a mano, e se oggi qualche ufficio NEP è riuscito ad informatizzarsi è dovuto allo spirito di sacrificio personale.

 Per quanto riguarda invece la materia esecuzioni l’inefficienza è paradossale.

In ogni paese democratico garantire ad ogni cittadino la tutela dei propri diritti violati è un obbligo costituzionale ed una necessità vitale per il buon andamento di ogni economia.

La strada dello spoglio e la disgregazione  dei servizi e funzioni degli Ufficiali Giudiziari affidati a terzi è un oltraggio alla civilizzazione ed alla cultura giuridica del nostro paese inserito nel contesto internazionale.

 

Le decisioni dei giudici  eseguite  al di fuori di un triangolo in cui i vertici sono costituiti dal giudice stesso, dall’avvocato e dall’ufficiale giudiziario sono incostituzionali..

Questa non sono dei principi europei o mondiali, ma è quello che ci hanno insegnato e tramandato i grandi maestri giuristi del nostro paese.

 La risposta a questo stato di cose  è sempre la stessa:le nostre funzioni fanno gola a tanti, che hanno intravisto la possibilità di incrementare il proprio portafoglio senza fondo, a discapito della collettività, dell’Europa e calpestando la nostra dignità.

Il paradosso non è solo questo, ma mi sono giunte voci che la riscossione del campione penale che fino a qualche anno fa veniva svolto dall’Ufficiale Giudiziario a costo zero, oggi di competenza delle esattorie e banche, sta per essere riaffidato all’Ufficiale Giudiziario.

Sapete perché?

 Perché le banche si sono accorti che il campione penale non rende gli incassi previsti.

  Questo vi fa capire cari colleghi e non, con chi abbiamo a che fare, non possiamo neanche ritenerci la parte debole, come dice M. Luisa, perché decidono loro e basta, non c’è contraddittorio. Per questo motivo che il mio richiamo alla loro coscienza lo rivolgo a quei politici che spesso si occupano di problematiche che ci riguardano e che non conoscono, di avere il buon senso di interpellare chi ne sa più di loro in questo settore.

 Cosa vogliamo fare?

Vogliamo aspettare che le confederazioni sindacali continuano a sottoscrivere per nostro conto i cosiddetti contratti, continuando a barattare in cambio di miserie le nostre funzioni?

Noi non chiediamo incrementi di retribuzioni con denaro pubblico, come spesso vengono concessi sotto il falso titolo di incentivi alla produttività, ma che in verità servono solo a far tacere i sindacati. Anche noi chiediamo un miglioramento economico, ma lo facciamo rivendicando una giusta retribuzione legata alla nostra produttività sul campo e legata alla prestazione, al risultato.

Colleghi non possiamo più permettere che sindacati come la CGIL, con neanche l’1% di iscritti ufficiali giudiziari, possa esprimere opinioni sul nostro futuro, costoro devono tacere e non far valere il loro peso specifico nelle contrattazioni.

I sindacati sono una delle tante cause che ci hanno portato a questa situazione paradossale .

Dimettetevi dal sindacato in massa per protesta e unitevi con noi per evitare che politici senza scrupoli e senza coscienza continuino a fare questi giochetti?

 

Dobbiamo denunciare questi politici che sono stati capaci di ridurre un paese che è tra i più importanti nel contesto europeo, a terzo mondo.

Come definite un paese in cui i Politici prendono delle decisioni senza interpellare la parte interessata a tutelare i suoi diritti?

Credo che siamo di fronte ad una dittatura silenziosa, e, l’unica maniera per sconfiggere la dittatura è la piazza, il grido del popolo, la lotta porta a porta, il grido del cittadino che vuole democrazia, libertà e onestà politica e non lo dico solo io, lo dice anche il nostro premier Berlusconi, che proprio l’altro giorno ha parlato di libertà e di violazione dei diritti.

 

Oggi grazie non solo a  me, ma alla determinazione del nostro gruppo siamo parte integrante della grande famiglia dell’unione internazionale degli ufficiali giudiziari che comprende circa 60 paesi ed è membro del consiglio d’Europa.

Siamo apprezzati e stimati per la nostra grande apertura mentale. Siamo per loro una speranza di vedere realizzata una giustizia europea senza frontiere, con una figura unica di Ufficiale Giudiziario capace di tutelare gli investimenti di tutti i cittadini europei.

 Tra pochi giorni partirò per Parigi per partecipare e rappresentare unitamente ad altri colleghi l’Italia ad un convegno dell’internazionale. La domanda che mi rivolgono tutte le volte che sono tra loro è sempre la stessa: “Cosa succede in Italia. Quando sarà approvata la proposta di liberalizzare la professione?”

Incontrerò nuovamente la cara amica e collega senegalese che mi ripeterà anche lei la stessa interrogazione.

Come può un paese tra i più industrializzati del mondo non avere una figura libero professionale dell’Ufficiale Giudiziario?

 Non capiscono per quale ragione in Italia, ciò che è quasi matematico all’estero per noi è difficile realizzarla.

 Stavolta la mia risposta sarà una richiesta: chiederò di intervenire, attraverso il consiglio d’Europa per rendere pubblico la disapprovazione dell’Unione verso un paese  che non rispetta gli impegni assunti con la sottoscrizione dei trattati internazionali.

 E’ umiliante chiedere il loro intervento, E’ peggio delle promesse false che ho ricevuto in questi anni da parte di politici senza scrupoli.

Peggio di quando il signorino diliberto ebbe la sfacciataggine di dichiarare ufficialmente al presidente dell’internazionale che la proposta di legge era pronta per essere presentata nelle aule parlamentari.

Hanno ragione: siamo un paese di serie B nonostante siamo dei buoni professionisti in campo, ma abbiamo un limite: non facciamo gioco di squadra.

 Noi dell’Unione Italiana Ufficiali Giudiziari non facciamo rivendicazioni economiche, non chiediamo parità di diritti con gli statali, non chiediamo buoni pasti neanche quando usciamo dall’ufficio a notte tarda a digiuno, noi puntiamo ad un solo obiettivo: riqualificare la professione attraverso un rinnovamento della figura perché siamo consapevoli che se il nostro paese si vuole inserire a pieno titolo in una giovane Europa dinamica deve adeguare i propri mezzi e servizi agli standard dell’Unione Europea.

 Se non ci riusciremo saremo sconfitti, se ci riusciremo, non ci sarà una vittoria, ma sarà il risveglio di un paese che ha preso coscienza e consapevolezza che l’immagine di uno Stato passa anche attraverso il riconoscimento di una dignità professionale ad una figura storica come quello dell’Ufficiale Giudiziario europeo.

 Questa mia relazione che giunge al termine vuole lanciare degli interrogativi ad ognuno di voi.

 Come si può, in nome di interessi privati e nazionali , andare contro l’interesse europeo a  vasta scala?

 Come può il nostro governo parlare di privatizzazione su tutti i fronti, dalla gestione dei beni culturali a mille altri servizi , senza appoggiare le nostre iniziative che mirano a ridisegnare la nostra professione nell’ottica dell’efficienza e dell’immagine dello Stato?

 Come può il nostro governo riformare tutto il settore giustizia facendo finta che siamo una categoria fantasma?

 Il fatto è che per proteggere piccoli interessi territoriali e individuali, i nostri politici non esitano a danneggiare un concetto al quale per anni esperti e popoli hanno lavorato al fine che esso diventi la realtà che oggi vediamo e che rappresenta il coronamento della buona volontà di tutti i governi europei che hanno saputo mettere da parte orgoglio, ego, interessi individuali e nazionalistici, per far nascere questa sol Europa  che è stata sin dai lontani tempi nella mente di tutti un sogno, un ideale, di ogni cittadino europeo.

 Come possiamo quindi pensare che in una fase di livellamento, nel senso positivo, una unificazione di popoli diversi ma solidali, certe professioni, come la nostra, possa competere con i colleghi europei se viene privata di strumenti di lavoro fondamentali come la notificazione o l’esecuzione?

 Concludo senza una conclusione perché spero di essere smentito presto, spero di non avere conferme a queste paure perché desidero per la mia categoria, per il mio lavoro, professionalità , prestigio e dignità.

Angelo

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